La vendetta undici anni dopo!

La mia prima FF!! Siate buoni!!

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  1. Koala3
     
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    Sei troppo bravaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!!A me Piton non piace dopo quello che ha fatto nel 6°libro ma in questo ambito qui si....Mi piace molto e soptratutto mi morire dalle risate!!!!

    Continua oer favore sei bravissimaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!!!E' stupneda questa ff!!!!Per favore continuaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!!
     
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  2. lex_ti amo
     
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    Beh.. a me Piton piace per la sua storia.. e secondo me è il personaggio meglio costruito.. a lui costa parecchio dare queste lezioni a James, perchè per quanto Harry somigliasse a suo padre James è la completa fotocopia.. non solo come aspetto ma anche come carattere. Forse non si è notato perchè abbiamo avuto poche fonti del carattere di James Potter Senior ma farò in modo che si veda di più... e si scoprirù che sono molto simili. Poi io ho una teoria tutta mia sul finale del sesto libro, non sto a spiegartela (magari lo faccio in privato wink.gif )e credo che in ogni caso Piton sia ancora dalla nostra parte. smile.gif

    Comunque eccoti la seconda parte del capitolo quinto e tutto il sesto.

    [CAPITOLO 5] [parte seconda]

    Le vacanze di Natale stavano finendo e James non vedeva l’ora di mostrare a Rich la sua scopa che ne sarebbe stato entusiasta. Aveva ogni intenzione di vincere la prima partita del campionato, contro Serpeverde. Il giorno dopo avrebbe avuto la prima lezione con Piton e non aveva voglia di vedere il suo sguardo trionfale se James avesse fallito. La mattina del trentuno Remus e suo padre li riaccompagnarono a scuola e li aiutarono a portare i bagagli. “Sirius…” mormorò Harry. “Riguardarti e cerca di non fare arrabbiare Piton.” James lo guardò stizzito “Non troppo almeno.” Aggiunse Remus e si ritrovarono entrambi a ridere. James sorrise e fece per andarsene ma suo padre lo tirò per un braccio facendogli cenno di seguirlo. Andy lo guardò perplesso poi annuì e si sedette sul suo baule aspettandoli. Quando furono abbastanza lontani Harry si chinò a guardare il figlio “Dicevo davvero Sirius. Non fare arrabbiare Piton, potrebbe dire cose che non ti piacerebbero, e sono sicuro che lo farà ma… cerca di non reagire…”
    “Cosa?” chiese stupito James. “Cosa stai cercando di dirmi papà?” Harry sospirò e lanciò uno sguardo verso il cielo. “Se si comporta così è solo perché tu gli ricordi una persona che odiava e che ha odiato per tanto tempo. Gli è costato parecchio accettare di aiutarmi…”
    “E secondo te a me non costa parecchio stare due sere la settimana a stretto contatto con Piton, io e lui soli?” Harry gli lanciò uno sguardo implorante. “Lo so, credimi lo so! Ma è necessario… per favore, fai semplicemente quello che ti dice e non attaccare briga con lui, non provocarlo e non rispondere alle sue di provocazioni.” Aggiunse sapendo cosa stava per dire il figlio. James annuì con un sospiro “D’accordo papà, farò il bravo ma… se mi provoca troppo non so se…”
    “Se ti provoca troppo puoi dargli un calcio nel…”
    “Okay, okay ho capito.” Sghignazzò James. “Non ti preoccupare.” Il padre annuì e insieme raggiunsero gli altri. Quando si furono salutati risalì l’ingresso insieme a Andy. A un certo punto sentì qualcuno che gli correva in contro frenetico.
    “Jay!” urlò Rich bloccandolo “Spero che tu abbia preso la…” ma si bloccò quando James tirò fuori la Firebolt 260. Era come se avesse perso la facoltà di respirare. La osservava con occhi sgranati. “L’hai… l’hai già… l’hai già provata?” balbettò passandoci lentamente un dito sopra. James annuì “Si, è come se rispondesse al tuo pensiero, non al tocco. Non te lo so spiegare… è qualcosa di strabiliante… più veloce della scopa di mio padre, molto più veloce. Ho dato una pista a mio padre…”
    “Un’intera pista? Accidenti… vinceremo sicuro Jay, vinceremo! Altroché se vinceremo!” James sorrise e lo guardò mentre se ne andava saltellando come se quella fosse stata la notizia più bella del mondo. Quando raggiunsero la torre di Grifondoro trovarono il camino piacevolmente acceso e molti loro compagni che parlavano animatamente in un angolo della sala. “James! James!” James che stava per eclissarsi con Andy nel dormitorio maschile, si voltò per vedere Emily Dismore che agitava frenetica la mano. James cercò di essere felice di vederla ma a quanto pareva Andy sapeva benissimo quello che pensava. “Ci vediamo su, porto anche la tua roba al suo posto. Auguri.” Aggiunse sghignazzando. James fece una smorfia e sorrise alla compagna di classe. Era dall’inizio dell’anno che non faceva che cercare ogni occasione per bloccarlo nei corridoi e per chiedergli ripetizioni, si era incollata a lui peggio di un metro di magic scotch.
    “Hai passato delle buone vacanze di Natale James?” lui annuì e lanciò uno sguardo verso destra mentre diceva “Ehm… si belle, e tu?” stava guardando Rails che sedeva tranquilla sul tappeto con in mano un libro. “E…” la voce di Emily lo richiamò alla realtà. “Sai quando c’è la prima partita di Campionato dei Grifondoro?” lui annuì. “Si c’è questa domenica, contro Serpeverde. Ci sarai?” lei lanciò un grido acuto ed estasiato. “E me lo chiedi anche?” esclamò eccitata “Certo che ci sarò e farò il tifo per te! Ti sono venuta a vedere ogni volta ai tuoi allenamenti!”
    “Lo so…” rispose amaramente James.
    “E sei bravissimo!” esclamò lei. “Prenderai il boccino in pochi minuti!” lui sorrise e lanciò di nuovo uno sguardo verso Rails. Lei, purtroppo, non c’era più. “Senti Emily, devo proprio andare, sono molto stanco.” Mentì James tornando a guadare la biondina. “Quindi…”
    “Oh, certo! Devi riposare, ci vediamo domani a lezione!” lui annuì e salì in fretta le scale trovando un Andy già profondamente addormentato. Si mise il pigiama e si infilò sotto le coperte pensieroso. La prima partita di Quiddich si avvicinava e questo eccitava parecchio James. Ma c’era anche un'altra cosa che incombeva e che non lo eccitava molto in questo caso: l’incontro con Piton. Sospirò guardando fuori dalla finestra. Aveva promesso a suo padre che si sarebbe comportato bene e così avrebbe fatto ma sapeva bene che questo era impensabile. Piton gli metteva in corpo una rabbia che faceva fatica a reprimere. Aveva odiato suo nonno e ora odiava naturalmente la persona che più di nessun altro gli somigliava ma a questo James non poteva farci molto. Non era colpa sua se era nato uguale identico a suo nonno e gli sembrava parecchio ingiusto che dovesse sgobbare più degli altri in Pozioni per avere buoni voti. Una volta Piton gli aveva dato un voto mediocre perché aveva fatto il tema di sessanta centimetri invece che di cinquanta. Era stato accusato di voler strafare per avere un voto più alto dei suoi compagni. Per poco Andy non gli aveva spaccato il naso (James lo aveva trattenuto a stento) e si erano procurati entrambi una punizione. Ma le punizioni non erano tanto male finché erano insieme e Piton non aveva ancora avuto la bella trovata di dividerli per fortuna. James lanciò uno sguardo all’amico che dormiva in una posizione totalmente innaturale. Sorrise divertito lasciando che il suono di un gufo in lontananza lo cullasse in un sonno agitato.

    [CAPITOLO 6]

    James scese velocemente le scale seguito da Andy. Era talmente agitato che aveva lo stomaco serrato. La sua mano stringeva la scopa il più forte possibile, come se avesse paura che potesse scappare, abbandonandolo al suo destino. A colazione, nonostante Andy cercasse disperatamente di fargli mandare giù qualcosa, si limitò a guardare gli altri mangiare con disgusto sempre crescente. “Dai James, sei pronto?” Rich lo guardava con preoccupazione e compassione. Probabilmente guardava il colore del suo volto e temeva che potesse influire sul risultato della partire.
    “Io… oh, si sto… sto, ehm.. bene direi” Rich annuì e si sedette a fianco a lui “Jay, senti… so che sei nervoso ma…”
    “Non preoccuparti Rich.” Intervenne Andy, dal momento che James era troppo disgustato per poter parlare. “È nervoso ma se la caverà. Ti raggiunge negli spogliatoi.” Rich annuì e, dopo aver lanciato una nuova occhiata a James, se ne andò verso il campo di Quiddich. Alla fine, dopo molti tentativi, James riuscì solo a mandar giù una fetta di pane tostato. Scendendo verso il campo di Quiddich insieme a Andy notò con piacere uno striscione, anzi più di uno. Ed erano tutti per lui! POTTER VINCI PER NOI, JAMES SEI IL NOSTRO MITO, JAMES POTTER, UN NOME, UNA CERTEZZA. Si sentì improvvisamente rincuorato e lo stomaco si allentò ancora di più quando vide Rails tra la folla che scrutava il campo e a tratti posava gli occhi su un libro che aveva tra le mani. Sorrise allegro sentendo il peso che aveva nello stomaco alleggerirsi. Si passò una mano tra i capelli e corse verso lo spogliatoio dopo aver salutato Andy. “Eccoti finalmente” sbottò Rich agitato quando James entrò raggiante. “Ti sei calmato?” gli chiese osservandolo guardingo. James annuì e si sedette tra Noah Limus, il portiere e Alicia Hallow, una delle cacciatrici. Gli altri membri della squadra erano Rich Cormac e John Grooven, gli altri due cacciatori e Ginevra Smith e Kyle Flich, i battitori. James sorrise mentre Rich faceva il suo discorso di incitamento. Non era nervoso come prima ma c’era sempre qualcosa di pesante nel suo stomaco. Non si rese nemmeno conto che il discorso era finito e che Rich lo stava trascinando fuori di peso “Non devi avere un collasso proprio ora Jay… muovi quei piedi dai… uno davanti all’altro, non è difficile.” James lo seguì sempre stringendo la sua scopa e quando uscirono sul campo la folla scarlatta si alzò di colpo urlando come non mai. E se avesse perso? Li avrebbe delusi tutti… lo avrebbero guardato come se avesse ucciso qualcuno di loro, come un criminale. Ecco che il peso allo stomaco aumentava di nuovo minacciando di voler uscire, dannazione! James raggiunse il centro del campo con gli altri e inforcò la scopa. “Andrà tutto bene James.” Gli sussurrò John all’orecchio vedendolo un po’ sottosopra. “Sia che tu prenda il boccino sia che tu non lo prenda.” James si voltò a guardarlo. “Si Jay non dare retta a Rich.” Aggiunse Alicia. “Non è questione di vita o di morte, okay?” lui annuì e guardò verso le tribune dei professori. Vide il volto di Piton che lo guardava mellifluo come se fosse sicuro che avrebbe fallito. Questo parve rincuorare James, non poteva perdere per nulla al mondo. Gli avrebbe tirato il boccino in un occhio se necessario. Quando scalciò il terreno per salire in cielo quello che era rimasto delle sue preoccupazioni svanì. Si sentiva in paradiso quando volava e quella scopa perfetta lo faceva sentire Dio. Volò verso il punto più alto, sopra gli altri giocatori, compagni o avversari. Il cercatore dei serpeverde era un minuto ragazzo del secondo anno che sembrava sull’orlo di un collasso. Forse era stato preso anche lui per la prima volta, probabilmente era una riserva. Gli era giunta la voce che Simon Grove, il cercatore di Serpeverde, era in infermeria. Quel ragazzino era perfino più nervoso di lui, notò James, come se lo avessero strappato a forza dai suoi giochi sicuri laggiù, nella lontana terra ferma. La partita cominciò e James sentì la voce amplificata di Tom Finnigan, studente di Grifondoro, che faceva la telecronaca, pressato dalla McGranitt. “Ed ecco Cormac che prende la palla e sfreccia verso la porta difesa da Jhonny Armaind ma… ecco che viene colpito da un bolide lanciato da Paul Clerich e perde la Pluffa. Ma Grooven la recupera, che promessa questo ragazzo del terzo anno che gioca come titolare da poco. Groover sfreccia verso la porta avversaria, schiva un bolide e il tentato assalto di Maniac Rinch e tira contro gli anelli e… segna! Dieci a zero per Grifondoro!” James alzò un pungo al cielo “Grande Jhon!” lui gli sorrise e sfrecciò verso il centro del campo. James iniziò a scrutare il cielo alla ricerca di qualche brillio dorato. Poi lo vide, che veleggiava sopra la tribuna professori. Sentì l’adrenalina scorrergli lungo le vene mentre spingeva la sua firebolt più forte che poteva. Si sentì esplodere dentro, mentre guardava il volto di Piton scioccato quando James si diresse come una furia verso di lui. “Potter ha visto il boccino signori e signori! Potter va come un fulmine verso la tribuna professori, se non sarà molto abile a sterzare investirà completamente Piton… ehm, il professor Piton, scusi professoressa McGranitt.” A un certo punto il boccino virò improvvisamente e James si ritrovò a sterzare a pochi metri da Piton. Ci riuscì ma Piton si era fatto prendere dal panico del momento e, sbilanciandosi, era caduto dietro la panca sulla quale fino a un attimo fa era seduto. James rise e sfrecciò verso destra, il luogo dove il boccino era sparito prima che Piton potesse stregarlo. Purtroppo, in quell’attimo, il boccino era scomparso. James sbuffò e lanciò uno sguardo al tabellone. Grifondoro cinquanta, Serpeverde dieci. Sorrise compiaciuto e iniziò a destreggiarsi in numerosi giochi di prestigio con la scopa e, in alcuni momenti in cui il pubblico tratteneva il fiato prima di applaudire, rimaneva appeso anche solo come una mano per poi rilanciarsi a cavallo della sua Firebolt 260. Non aveva idea di essere a più di trenta metri d’altezza e sicuramente non gli importava. Nessuno sarebbe stato in grado di disarcionarlo in quel momento. Un altro brillio dorato gli balzò agli occhi. Sotto di lui di vari metri il boccino sfrecciava allegro. James sfrecciò in una picchiata verso terra mentre l’altro cercatore lo tallonava e sterzò improvvisamente quando anche il boccino lo fece. “Ooh! Signori che virata, Potter ha del talento, dell’incredibile talento! Blinkis, l’altro cercatore è dovuto scendere per altri dieci metri per accorgersi che Potter aveva virato. Ed ecco che Potter segue il boccino con maestria dopo essersi liberato di Nicholas Blinkis, come corre!” James andava più veloce della luce, più veloce di chiunque altro, nessuno poteva muoversi così. Si appiattì sulla scopa e iniziò una picchiata verso terra non appena vide il boccino scendere improvvisamente. Lui era veloce ma il boccino sembrava non riuscire a controllarsi. Staccò il braccio dalla presa e guardò eccitato il terreno che si avvicinava sempre di più. Se il boccino avesse deciso di entrare nel terreno, lui l’avrebbe seguito. Posò entrambi i piedi sul manico e non appena le sue dita si chiusero a pugno sulla sua preda si alzò in bilico sulla scopa per arrestare la picchiata. Un piede si posò sulla scopa in modo da fare leva e il suo pugno si alzò verso il cielo trionfante. Emise un urlò di gioia seguito a ruota da tutti i Grifondoro. Lanciò uno sguardo verso Piton prima che i suoi compagni lo raggiunsero. Stava scendendo ed era livido in volto. Sorrise compiaciuto mentre i ragazzi della squadra di Grifondoro lo abbracciavano. Barcollò un po’: era ancora in piedi, eretto sulla scopa, ma dopo un attimo di esitazione scese fino a terra senza sedersi seguito dalle ovazioni dei Grifondoro. Prese in mano la scopa e accettò con disappunto gli abbracci di Rich che sembrava volesse baciarlo. “Io lo sapevo che avevi il Quiddich nel sangue Jay, amore mio! Vinceremo la Coppa, altroché che la vinceremo!” James cercò di guardarsi intorno alla ricerca di Andy o di Rails. “Okay, Rich puoi lasciarmi…” lui lo lasciò e lo caricò sulle spalle insieme a Jhon urlando il suo nome. James vide Andy che rideva oltre la folla “Ci vediamo su Park!” lui annuì e cercò di allontanarsi dalla folla di Grifondoro che correva verso la squadra. In lontananza James vide il gigantesco portiere di Serpeverde Armaind che rimproverava il piccolissimo e spaventato Blinkis per la brutta partita.
    Nella Sala Comune di Grifondoro ci fu una grandissima festa in onore dei Grifondoro ma soprattutto in suo onore. James rise mentre Andy dava spettacolo in piedi su un tavolo con una spettacolare imitazione di Piton che cadeva dalle panche della tribuna. James rise poi, d’un tratto, vide Rails che si dirigeva verso il dormitorio delle ragazze facendosi spazio. Posò il bicchiere e si affrettò a raggiungerla. “Ehi Rails.” Lei si voltò per guardarlo. I capelli castani le ricadevano sugli occhi azzurri e le vaghe lentiggini sul naso all’insù facevano andare il sangue al cervello a James. Si passò una mano tra i capelli e la guardò intensamente “Ehm… hai visto la partita?” lei rimase in silenzio per un attimo “Si, ho visto la partita… Potter.” Lui sorrise e si passò nuovamente una mano tra i capelli. Lo faceva sempre quando era nervoso “Bene… okay… senti, ti va di… ehm… pranzare con me tipo… domani… se vuoi… io non so.” Lei fece un sorriso strano, un sorriso che James non riuscì a comprendere. “Non credo, no. Non mi interessi Potter, non mi interessa quindi uscire con te.” E poi, come se niente fosse, sparì oltre le scale del dormitorio.


    Dimmi cosa ne pensi dato che la ragazza è finalmente arrivata.. ma James ci metteva gli occhi da un po'.

    Edited by lex_ti amo - 11/2/2006, 15:43
     
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  3. Koala3
     
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    Mitico il pezzo finale con la Rails....Meraviglio tutto il capitolo...Anche se c'è stato un punto che è stato un punto che all'inizio non evevo ben capito ma adesso è tutto ok...
    Mi piace sempre di più questa ff...Compliementi continua così!!!

    CITAZIONE
    Poi io ho una teoria tutta mia sul finale del sesto libro, non sto a spiegartela (magari lo faccio in privato wink.gif )e credo che in ogni caso Piton sia ancora dalla nostra parte. smile.gif

    Cmq si sarei molto curiosa(io sono curiosa per natura ) quini io l'ascolterei molto volentieri la tua teoria....

    Ciao Ciao e aspetto con anzia il prox cap....
     
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  4. lex_ti amo
     
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    Grazie! Ecco il capitolo 7

    CAPITOLO 7

    “Dai non è mica la fine del mondo!” sbottò Andy a un imbronciato James a colazione, il giorno dopo. “Puoi uscire con tutte le ragazze che vuoi!” James sbuffò lanciando un’occhiata a Rails, che sedeva un po’ più in la e parlava animatamente con alcune amiche. “Senti…” proseguì Andy in un ultimo, disperato tentativo di rincuorarlo. “Puoi uscire con chi ti pare, perché vuoi proprio lei? Perché non lo chiedi a… che ne so a… Emily Dism… ok sto zitto, meglio.” Aggiunse spaventato allo sguardo paralizzante di James. Andy non provò più a rincuorarlo soprattutto ora che la terribile serata con Piton si avvicinava sempre di più. James non riusciva nemmeno a stare attento alle lezioni. Il professor Vitius lo richiamò ben dodici volte, un record, come aveva detto lui stesso. A pranzo mangiò meno del solito e a cena riuscì a malapena a toccare un po’ di minestra. Da li a un’ora avrebbe raggiunto Piton nel suo sotterraneo. L’idea lo rivoltava se solo ci pensava. Alzò uno sguardo verso il tavolo degli insegnanti. Piton tormentava la sua torta di mele con fare irritato come se colpisse la faccia di James ogni volta. Nemmeno io sono entusiasta Piton, sussurrò irato James sempre più depresso. Si sarebbe buttato molto volentieri dalla torre di Astronomia se avesse avuto la certezza di evitare l’incontro con il professore di Pozioni.
    “Dai cerca di guardare i lati positivi di quest’incontro con Piton.” James si voltò verso Andy incredulo. Non c’erano lati positivi in Piton. Andy continuò “Si insomma… ti insegnerà un sacco di incantesimi di difesa… potrai stregarlo appena imparerai qualcosa… così gli molli un bellisimo calcio nel …”
    “Andy lascia stare, se mio padre si è ridotto a costringermi a prendere lezioni da Piton vuol dire che è molto forte.. non gli darò un bel calcio da nessuna parte.” mormorò James irritato. “Oh, d’accordo!” sbottò Andy incrociando le braccia “Sai.. sei parecchio lunatico tu. Cambi umore a seconda di come ti svegli, io volevo solo rincuorarti. Sei proprio un rompi scatole. Un lunatico… un lunatico coi fiocchi.” Il suo viso si illuminò “Loony. Ecco come ti chiamerò d’ora in avanti” sorrise dondolandosi sulla sedia. James lo guardò indignato “Eh? Io sarei lunatico… Loony? Ah questa è poi bella, ma sentilo! Spari sentenze a destra e a manca, ma nemmeno tu sei prefetto.” Sbottò James guardando l’amico che ancora se la rideva.
    “Sei menefreghista per esempio! Si… è inutile che mi guardi così! Sei un grandissimo menefreghista! Mens… ti piace il nome Mens, Mens?” Andy aprì la bocca in un ringhio, poi osservò l’amico è si mise a ridere. Anche James scoppiò a ridere. Lanciò di nuovo uno sguardo a Piton, lo stava fissando. Sembrava irritato dalla sua allegria e a James venne da ridere ancora di più. Tuttavia, l’allegria del momento svaniva a poco a poco mentre Andy lo accompagnava verso lo studio di Piton. James si fermò li davanti a sospirò profondamente. “Non ti preoccupare Loony. Sopravvivrai. “ James fece una smorfia e bussò alla porta scura mentre Andy se ne andava. La voce di Piton lo chiamò dentro. “Ehm… buonasera.” Piton era seduto alla sua scrivania a stringeva la bacchetta con mani sudate. “Potter, entra e prendi la bacchetta.” James ubbidì. Estrasse la bacchetta, pronto. Piton si alzò e lo raggiunse “Cominceremo con qualcosa di semplice. Come disarmare l’avversario.” James inarcò le sopracciglia. Non era così inesperto.
    "Beh, questo lo so fare." sbottò James prima di riuscire a trattenersi "Non sono un idiota." Piton si irriggidì leggermente palesemente irritato. "Bene Potter." sibilò "Se vuoi fare l'arrogante come sempre va bene. Dopo tutto il sangue non si tradisce." James si trattenne a stento dal saltargli addosso o dal dire qualcosa di pungente. Papà ha detto di fare il bravo, pensò disperatamente non devo predere il controllo. Poi cedette, era più forte di lui. "Professore, ha visto la partita di Quiddich ieri? Come le sono sembrato?" Piton lo guardò rabbioso. James si trattene dallo scappare: metteva una certa inquietudine. "Magari non ero io." era troppo impulsivo. "Magari era Serpeverde che ha fatto schifo. Anche se devo dire che le mie prestazioni sono state ottime. Mi dispiace averla spaventata sulle tribune, non volevo farla cadere!" Ok, se non lo cacciava dal suo ufficio questa volta non lo avrebbe mai fatto. James attese immobile, le orecchie tese e la bacchetta pronta. Piton alzò la sua contro James che rimase immobile nonostante la paura che aveva. "Zitto Potter o ti uccido. ti giuro che ti uccido. Non mi faccio problemi io!" Piton tremava di rabbia, chiudeva gli occhi a scatti come se guardare gli occhi nocciola di James e il suo bel viso gli facesse un male inenarrabile. James decise di calmarsi. Suo padre gli aveva detto che a Piton costava molto dargli quelle lezioni (e a me no? urlò una voce dentro di lui) e forse avrebbe dovuto essergli grato. Beh, grato non proprio ma avrebbe fatto di tutto per comportarsi bene. "Mi scusi professore." quello era un rospo bello grande da mandare giù. "Mi dispiace. Possiamo iniziare le lezioni ora?" Piton abbassò la bacchetta e respirò affannosamente per qualche secondo. James si passò una mano tra i capelli e Piton riprese a parlare. "Dici che sai disarmare l'avversario. Provaci con me." lo stomaco di James stava ballando un tango con i suoi intestini dalla felicità ma questo non lo disse a Piton. Se fosse riuscito a incantarlo non avrebbe detto fallita tutta la serata. Gli puntò velocemente la bacchetta contro e gridò: "Expelliarmus!"Piton agitò la sua ed esclamò "Protego!" era troppo bello per essere vero. James sentì un tonfo allo stomaco e la sua bacchetta volò in aria. Face un balzo di lato e la afferrò al volo. "Quello che hai visto Potter era un Sortilegio Scudo. La formula l'hai sentita, ma in caso tu fossi estremamente tardo te la ripeto: Protego. Invertiremo le parti. Io ti disarmo e tu ti proteggi con un Sortilegio Scudo. Devo mostrartelo di nuovo?" aggiunse, perfido. James si morse un labbro e mormorò: "No, grazie Signore. Credo di aver capito come si fa." Piton alzò la bacchetta e gridò "Stupeficium!" James non era pronto. Alzò la sua ma non abbastanza in fretta. L'incantesimo lo colpì al petto e lo scagliò contro uno scaffale pieno di libri. Sentì un tonfo sordo alla schiena e alcuni libri gli ricaddero dietro la testa. Non riusciva a muoversi. "Innerva." mormorò Piton quasi pigramente. James si alzò imprecando. "A quanto pare non avevi capito proprio benissimo." sogghignò Piton scoprendo i denti gialli in un sorriso che, secondo James, sembrava più la smorfia di un pipistrello. In fondo Piton, con i suoi completi neri, sembrava davvero un grande pipistrello gigante. "Te lo ripeto Potter. Devi-dire-Protego-e-lo-devi-dire-quando-ti-lancio-l'incantesimo." Sillabò Piton. Parlava a James come si poteva parlare a un bambino handicappato. James tremava di rabbia. "Non aveva detto che avrebbe usato uno schiantesimo e poi non mi ha lasciato nemmeno il tempo di prepararmi." sibilò James più infuriato che mai. Lo avrebbe volentieri strozzato. Con sua profonda irritazione, Piton si mise a ridere. "Oh Potter, tesoro. Credi davvero che il tuo avversario quando deciderà di ucciderti, ti dirà l'incantesimo e aspetterà che tu sia pronto per riceverlo? Poverino... temo allora che farai una brutta fine." Mantieni la calma, mantieni la calma, disse il buonsenso che era rimasto in lui. Mantenere la calma? sussurrò qualcunaltro nel suo cervello. E' più facile tagliarsi le gambe! Ti ha chiamato tesoro... James alzò la bacchetta mettendo a tacere la battaglia che infervava dentro di lui. Piton alzò la sua e urlò "Stupeficium!" ma questa volta era pronto. Urlò "Protego!" e la sua furia fu talmente imponente che Piton sbattè con un fianco sulla scrivania. Ora sto meglio, pensò allegramente James. Piton lo guardò con fare omicida "Bene Potter. Ora proverai contro..." fece un incantesimo e, poco lontano da lui, apparve un manicino nero. "...quel manichino prima gli schiantesimi, se riesci, poi passiamo al Fattucchiere Ordinario." James cominciò. Puntò la bacchetta contro il manichino urlando "Stupeficium!" e questo esplose. Poi fu il turno di "Impedimenta", "Reducto!", "Expelliarmus", "Rictusempra!" e ogni volta, il manichino esplodeva. Quando ebba fatto tutti, ma proprio tutti gli incantesimi che conosceva, compresi quelli del Fatticchiere Ordinario e dopo che ebbe fatto centro ogni volta si voltò verso Piton. Quest'ultimo era immobile, e guardava James con odio represso. E' reciproco, cosa credi? gli voleva urlare contro James ma per ora rimase in silenzio. "Passiamo a qualcosa di più avanzato, lo accenneremo e solamente. Poi per questa sera basta." James tese le orecchie. Qualcosa di più complicato... la cosa era eccitante nonstante tutto. Piton urlò: "Expecto Patronum!" e dalla sua bacchetta uscì qualcosa di argentato, un animale, un serpende perlaceo e trasparente fece il giro della stanza prima di scomparire. "Il patrono è diverso per ognuno di noi. Ogni persona ha qualcosa che lo rappresenta a fondo, qualcosa di solamente suo. Non esistono due partoni uguali." James rimase in silenzio, la bocca leggermente aperta. Chissà il suo patrono cosa avrebbe rappresentato. Era rimasto un po' deluso dal patrono di Piton, pensava che sarebbe uscito un pipistrello.
    "I patroni servono contro i Dissennatori. Pensa a qualcosa di felice, un ricordo allegro. Qualcosa di veramente bello, che porterai con te per sempre. Concentrati e di la formula." James chiuse gli occhi. Qualcosa di felice... beh la sua vita non era stato affatto tremenda. C'erano stati molti momenti felici. Forse però mentre ribaltava Piton durante la partita di Quiddich... si concentrò al massimo su quel ricordo e urlò: "Expecto Patronum!" una vaga nube argentata uscì dalla sua bacchetta. Che cos'era il suo patrono? Una nube di fumo... molto originale! E lui che pensava a un drago gigante che avrebbe fatto a pezzi Piton. "No, Potter! Non hai pensato a qualcosa di abbastanza intenso. Che ricordo hai scelto?" James sorrise "Oh... niente di speciale in effetti. Ha ragione non era abbastanza intenso. Proverò qualcos'altro." Chiuse di nuovo gli occhi. Qualcosa di intensamente felice non qualcosa di intensamente ridicolo. Pensò a suo padre e a sua madre. A quello che gli stava succedendo, quella lettera, quel volto... pensò a Andy, a Remus e ai suoi genitori. Nonostante tutto, qualunque cosa sarebbe successa loro gli sarebbero stati accanto. Aveva qualcosa di grandissimo sotto il naso senza rendersene conto... sorrise e ùrlò: "Expecto Patronum!" questa volta non fu solamente fumo, qualcosa di molto più grosso uscì dalla sua bacchetta. Ma cos'era? Il suo patrono era... un enorme cane nero, il pelo ispido e il muso gentile. Non riusciva a capirne il significato ma lo trovava bellissimo. Gli trotterellava in torno abbaiando allegro. James si girò in tondo per guardarlo meglio. Era molto grande e se lo avesse attaccato l'avrebbe sicuramente ucciso, ma James non pensava nemmeno lontanamente che l'avrebbe attaccato. Si stava innamorando di quel cane. Il cane gigante gli lanciò uno sguardo allegro e si girò verso Piton. Anche James si voltò verso il professore di Pozioni, il cane se ne stava acquattato mentre Piton lo guardava immobile, la bocca aperta, come se lo avesse già visto prima. James guardò il suo patrono che dopo aver guaito felice si dissolse poi, si voltò di nuovo verso Piton. "Qual'è il problema professore?" chiese con fare sospettoso. "Lei ha già visto prima il mio patrono?" Piton rimase immobile ancora per un po' poi disse: "No, Potter. E dove potrei averlo visto? Lo stavo solo osservando perché lo trovo parecchio bruttino." James si irriggidì. Bruttino... è meglio il tuo laccio da scarpe... brutto... James ripose la bacchetta nella veste e sussurrò più furioso che mai "Bene. Abbiamo finito con questa lezione?" Piton annuì andandosi a sedere dietro la sua scrivania "Si, Potter. Ci vediamo Giovedì e mi raccomando esercitati." James corse fuori dall'ufficio puzzolente e lanciò un occhiata all'orologio nell'atrio. Le undici e mezza... a quell'ora dormivano tutti... forse il cane nero poteva fargli compagnia. Magari gli avrebbe pure dato un nome. Estrasse la bacchetta ma... "Bene, bene..." James si voltò. Gazza lo guardava con una maligna felicità. "Uno studente fuori dalle camerate in un orario non consentito. Questo comporterà una puniz..."
    "No aspetti!" esclamò James terrorizzato. Per una volta che era innocente... "Ero con il professor Piton... nel suo ufficio! Potrà confermarlo lui..."
    "Cosa Potter?" Piton lo stava raggiungendo dal sotterraneo. Per fortuna, era meglio evitare una punizione se possibile. Soprattutto se non se la meritava. "Oh, meno male... professor Piton, può dire al Signor Gazza che io ero con lei questa...?"
    "Cosa stai dicendo Potter? Io non ti vedo dalla cena di questa sera." la sua espressione era di maligno trionfo e James lo guardò stranito. Come si poteva essere così perfidi? Gazza rise felice ma James nemmeno lo ascoltava. Strinse la bacchetta talmente forte che le nocche gli diventarono bianche. “Bene, bene…” mugolò Gazza in un tono strascicato. “Ci vuole una punizione per te… direi giovedì sera nel mio ufficio. Ti farò pulire il mio bagno, senza magia. È un bel po’ che non lo pulisco.” Rise maligno di nuovo. James si voltò verso Piton “Che ne dice professore? Giovedì va benissimo.. tanto non avevo di meglio da fare… e non so come mai sono contento di andare a pulire il cesso di Gazza” Piton fece una smorfia ironica e guardò verso il custode “Argus, credo che Mercoledì sia meglio.. c’è una luna migliore e la notte dura di più… Potter avrà più tempo.” James avrebbe scommesso il suo manico di scopa che Piton se l’era inventata quella storia della notte più lunga. “Vuole sapere cos’ho fatto questa notte professore?” chiese James in tono di sfida rivolto a Piton. “Me ne sono dovuto stare tutta la notte nella putrida tana di un pipistrello gigante…”
    “Non credo che al professore interessi quello che hai fatto piccolo ingrato. E ora sparisci.” James sorrise, felice di avere una scusa per allontanarsi da Piton: il suo sguardo non prometteva niente di buono. Corse su per le scale diretto verso la sala di Grifondoro. Quando entrò dal buco del ritratto, la Sala Grande era deserta.
     
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  5. Koala3
     
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    Bella,bella, bella....E' sempre +bella questa ff...
    CITAZIONE
    Il suo patrono era... un enorme cane nero, il pelo ispido e il muso gentile. Non riusciva a capirne il significato ma lo trovava bellissimo. Gli trotterellava in torno abbaiando allegro. James si girò in tondo per guardarlo meglio. Era molto grande e se lo avesse attaccato l'avrebbe sicuramente ucciso, ma James non pensava nemmeno lontanamente che l'avrebbe attaccato. Si stava innamorando di quel cane. Il cane gigante gli lanciò uno sguardo allegro e si girò verso Piton.

    Mi sembra di averlo già visto questo bellissimo cane...Forse a che fare con il secondo nome di James?!?! w00t.gif

    Cmq non mi ricordo una cosa: James Potter semiori(il papà di Harry) venica chiamato Ramoso visto che il suo animale(visto che era un Animagus si poteva trasformare) era un cervo.Giusto?!
    Invece il suo patronus che cos'era?!!?Non mi ricordo se viene detto da quealche parte....E'già un po che mi è sorto questo dubbio...Mah dopo abdrò a controllare...

    Cmq complimenti perchè è sempre +bella questa ff...Ma come fai a postare cosi velocemente?o li hai già scritti tutti i cap o sei super veloce!!!....

    Cmq aspetto il prox cap....Ciao ciao!!!
     
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  6. lex_ti amo
     
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    Li ho già scritti tutti i cap! Ho già scritto tutto il secondo anno di James e sto per iniziare il terzo.. tongue.gif
    Comunque.. per la domanda che mi hai fatto: James Potter Senior si trasformava in un cervo e Sirius in un cane ma non hanno mai fatto vedere il loro possibile patronus... qui James junior ja il patrono che è Sirius praticamente... ma in seguito verrà spiegato il perchè. smile.gif
    Comunque ecco il seguito:

    [CAPITOLO 8]

    “Allora, com’è andata?” chiese impaziente Andy a un assonnato James il mattino dopo, a colazione. “La serata più brutta della mia vita.” Rispose tra uno sbadiglio e l’altro. “Se non fosse stato per il mio patro…” si interruppe improvvisamente. Stava arrivando la posta del mattino. Naturalmente aveva scritto a suo padre la sera stessa ma dubitava che gli avrebbe risposto subito. E invece no! Sorrise mentre una candida civetta planava di fronte a lui lasciandogli una lettera sul piatto. La aprì e prese a leggere.

    Ciao Sirius,

    Mi dispiace per la brutta esperienza che ti ha fatto passare Piton, ma chiamarlo ‘pipistrello gigante’ forse è un po’ troppo
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    “Hai chiamato Piton pipistrello gigante?” esclamò Andy strappandogli la lettera di mano con un misto di stupore e ammirazione. “Ti spiego dopo, dammi la lettera!” sbottò James riprendendo in mano la lettera del padre.

    ..il tiro che ti ha giocato con Gazza è stato vile ma forse non avresti dovuto. Non voglio che ti cacci dal suo ufficio, Sirius. Ma non torniamo sull’argomento. Voglio parlare del tuo patrono.

    “Del tuo cosa?”
    “Mens, sta’ zitto! Ti ho detto che ti spiego dopo.”

    Sono sorpreso dalla forma che ha preso! Piacevolmente sorpreso, lo ammetto. E sono ancora più sorpreso che tu voglia dargli un nome. Non ricordo di nessuno che abbia mai voluto dare un nome al proprio patrono. Ma io un nome ce l’h… un nome che mi sembra appropriato. Se non ti va bene puoi levartelo dalla testa con un veloce incantesimo di memoria. Comunque cosa ne dici di Felpato? A me piace… secondo me ci calza a pennello. Va beh, è abbastanza tardi quindi direi che ora devo andare a letto. Buonanotte, o meglio, visto che da te è già mattino… BUONGIORNO!
    Harry (sempre tuo padre)


    James rise e ripose la bacchetta nel mantello mentre Edvige trangugiava un po’ del suo succo di zucca. Si voltò verso Andy, che aveva lo sguardo perplesso; sospirò e gli raccontò tutto, filo per segno.
    “Che forza… Felpato, mi piace! Chissà tuo padre da dove l’ha preso… ma che bastardo Piton! Fingere in quel modo, e ora ti tocca pulire il cesso di Gazza. Chissà da quanto tempo non viene pulito… ma l’hai chiamato pipistrello gigante! Sei il mio Dio… farò una statua che ti rappresenta e la ergerò vicino al mio letto. E ogni sera pregherò per te… offrendoti in sacrificio essere umani! Potrei partire da Dick Miller. Quel tipaccio tutto unto che non fa che romperci le scatole, ma secondo me ci invidia. Noi siamo troppo belli per lui. Penso che sia il figlio di Piton, se l’unto si tramanda…” James rise guardando perplesso l’amico. “Ma guarda il lato positivo…” continuò Andy. James alzò un sopracciglio. Non c’erano lati positivi in Piton. “Stai imparando un sacco di cose. Questa storia del patrono, per esempio, è una figata…” James annuì amaramente e affondò il viso nella sua colazione, osservando Edvige che lasciava la sala. “Ma ti rendi conto?” piagnucolò rivolto a Andy. “Dovrò pulire il cesso di Gazza, senza magia! Probabilmente non tira lo sciacquone da quando i fondatori di Hogwarts l’hanno inaugurato. E secondo me il vecchio Salazar ne faceva tanta. Per non parlare della prossima lezione con Piton. Se continuiamo così andrà a finire che ci uccideremo a vicenda.” Andy si stiracchiò sulla sedia, lanciando uno sguardo a una ragazza seduta vicino a Emily Dinsmore che lo osservava. Era uno spettacolo agghiacciante. Sembravano due statue di cera: Emily osservava James e quella tipa che doveva chiamarsi Miranda Loomac, osservava Andy. “Comunque...” continuò Andy rivolto a James, come se quello spettacolo non li avesse interrotti. “Cerca di pensare positivo Loony. Oggi hai gli allenamenti. Concentrati su di essi. Tanto non può andare peggio di così, no?” ma Any non sapeva quanto si sbagliava.
    Il pomeriggio, durante gli allenamenti, Rich spiegò alla squadra che la partita contro Tassorosso era praticamente vinta. Il cercatore della squadra avversaria aveva occhiali talmente spessi che tutti si chiedevano come facesse a vedere il castello e non sbatterci contro, figuriamoci il boccino d’oro. Una volta in aria, sulle scope, James vide Jhon ridacchiare. “Ehi Rich…” disse rivolto al capitano, una mano sul fianco. “Hai visto chi c’è?” indicò gli spalti. James e Rich si voltarono per vedere chi c’èra. Rich diventò alquanto rosso e James osservò gli spettatori. C’erano Andy, che leggeva pigramente un libro, Emily Dinsmore che guardava i giocatori eccitata, un ragazzo di Serpeverde che doveva chiamarsi Michael Gibs, una ragazza di Tassorosso che era quasi sicuro si chiamasse Juliette Hilmer e, il cuore di James ebbe un tuffo, Rails Kirsten.
    “Sicuramente è qui per te.” Sghignazzò Noah. Chi doveva guardare Rich? Non potevano essere né Andy né Gibs. Emily era li per lui e James cercò di convincersi che Juliette fosse bella. Ma Juliette Hilmer di bello aveva ben poco. Lo sguardò di James andava dagli spalti a Rich, che si sfregava il la testa, imbarazzato. “Rich esce con Rails…” sussurrò Alicia all’orecchio di James, chiaramente divertita. “Di solito non era mai venuta a…” ma James non l’ascoltava più. Non poteva crederci… il suo stomaco era attorcigliato a tal punto che se avesse aperto la bocca avrebbe vomitato. Se Rich avesse scoperto che lui aveva chiesto a Rails di uscire lo avrebbe buttato fuori dalla squadra e, soprattutto, Rich usciva con Rails! Si sentiva malissimo, ma non poteva farlo capire agli altri. Quando il gioco riprese normalmente Rich liberò il boccino e James aveva tanta fretta di andarsene che lo trovò in pochi minuti. Non'appena l'allenamento fu finito notò che Rich non andava verso Rails ma si era offerto di portare le scope nel capanno. James corse sugli spalti fingendo di voler andare da Andy e si sedette a fianco a Rails. In fondo, Andy era poco distante e sembrava non averlo nemmeno notato. "Ehi Rails..." cominciò ma lei lo precedette "No, Potter non cominciare!" lui scosse la testa "Non ne avevo intenzione. Tu esci con il mio Capitano." lei si voltò a guardarlo e Andy alzò la testa. James notò che Emily era parecchio distante ma si stava avvicinando. "Chi te l'ha detto?"
    "Beh lui dato che siamo amici... proprio ora!"
    "Comunque non sono affari tuoi!"
    "No, certo che non lo sono ma se tu me lo dicevi subito io non ti chiedevo di uscire con me!"
    "Beh non ha importanza... non sarei uscita con te comunque!"
    "Senti... sono uno che le offese non le sente nemmeno, gli rimbalzano addosso, pensa un po'... quindi non sprecare il fiato!"
    "Che cosa?"
    "Ti chiedo un favore poi non ti rivolgerò più la parola."
    "E sarebbe?"
    "Non dire niente a Rich ti prego! Anche se non sapevo che tu uscissi con lui non mi rivolgerebbe più la parola e mi butterebbe fuori dalla squadra..."
    "Rich non è così!"
    "Non importa, non voglio rischiare. La squadra è una cosa importante per me e..."
    "Ho capito, d'accordo! Tanto non glielo avrei detto comunque..."
    "Bene." James si alzò e raggiunse Andy mentre Emily arrivava a portata di orecchio "James! Ehi James! Che bello vederti..." James tentò di sorridere ma il sorriso risultò parecchio storto perchè le sue viscere erano desiderose di andarsene per sempre, deluse. "Hai volato benissimo! Vinceremo, finché abbiamo te!" fece una risata acuta che fece storcere il naso di Andy. "Grazie Emy... ora però devo proprio andare. Devo fare una cosa importante con Andy, mi dispiace." lei scosse la testa sorridente "Ma figurati! Non c'è problema! Tanto ci vediamo in Sala Comune." James imprecò silenziosamente mentre si allontanava con Andy e con la coda dell'occhio vide Rich che si sedeva accanto a Rails e la baciava. Inutile dire che il suo umore peggiorò notevolemte. "Loony senti..." cominciò Andy a cena ma James era troppo imbronciato per parlare. "Zitto Mens. Mangia in silenzio, è meglio."
     
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  7. Koala3
     
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    Povero il nostro Loony....
    Ma Rich quanti hanno ha?!?! !15?!?
    Cmq ormai non so più cosa dirti visto che i cap sono sempre più bellini!!!

    CITAZIONE
    Li ho già scritti tutti i cap! Ho già scritto tutto il secondo anno di James e sto per iniziare il terzo.. tongue.gif

    Che bello almeno non dovremmo aspettare molto tra un cap e l'latro, come sta succedendo...Che bello!!!
     
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  8. lex_ti amo
     
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    Si ha 15 anni dato che è al quinto anno.

    Ecco:

    Capitolo 9

    Il mattino dopo l'umore del giovane Potter non migliorò. Quella sera avrebbe dovuto darsi alle pulizie delle fatiche di Gazza e la sera dopo avrebbe passato un'altra piacevolissima serata con Piton. Oltretutto evitava Rich come la peste, aveva anche pensato di perdere apposta la partita di Domenica per farlo andare con il morale sottoterra ma si rese conto che la vottoria di Grifondoro importava molto anche a lui. Eppure era stupido avercela con lui, gli era sempre stato molto simpatico ma ora c'era qualcosa di storto in lui. Eh, ma come sei furbo! Chissà che cosa, eh? E mentre lui gira per i corridoi mano nella mano con Rails tu pulisci gli escrementi di Gazza! Bell'affare campione. Ma, molto lentamente e molto dolorosamente, le serate passarono. Con Piton si limitarono ad approfondire i patronus e James potè piacevolmente vedere nuovamente Felpato che scondinzolava e saltellava allegro. Anche la serata con Gazza finì senza troppi colpi. Ovviamente lui gli aveva ritirato la bacchetta ma Andy, con un incantesimo, fece apparire la sua al suo dentro il water. Ci mise un attimo a pulirlo e il resto del tempo rimase a chiaccherare con Andy su qualsiasi cosa da Rails a Rich, dalla partita a Piton. Utilizzarono due specchietti che gli aveva regalato suo padre: erano una coppia e gli permettevano di stare in contatto con chi possedeva il secondo. In questo caso, Andy. Il weekend passò decisamente più in fretta dei giorni precedenti e la mattina della partita ogni idea di perdere apposta era svanita completamente. Si sentiva gasatissimo e voleva prendere il boccino il più in fretta possibile, per non dover sorbirsi Rails che incitava estasiata Rich.
    La partita stava per cominciare. Scalciò più forte che poteva il terreno e salì in cerca del boccino. Lanciò uno sguardo a Rails che non'appena lo vide iniziò a incitare il suo Capitano. James assunse un cipiglio imbronciato e scattò velocissimo attraverso il campo con la sua Firebolt 260. Non ascoltava nemmeno il telecronista, tanto era concentrato. Poi, felicissimo, lo vide. Il boccino girovagava pacifico in fondo a uno degli anelli della porta dei Tassorosso. James scattò come un fulmine mentre tutti urlavano il suo nome. Si sentiva eccitato, Rich aveva lasciato andare la Pluffa e osservava James a bocca aperta. Ormai tutti seguivano lui. Il cercatore di tassorosso, Boris Krovasky (era russo) ci mise un po' per capire che James aveva visto il boccino ma ormai era troppo tardi. James lo seguiva per tutto il campo. Il boccino lo costrinse ad andare in picchiata e quando arresto la scopa era talmente vicino al terreno che per poco le ginocchia non sfioravano l'erba. Tese la mano e strinse le dita intorno al boccino, ma si sbilanciò e cadde a terra rotolandosi. James rise, aveva preso il boccino in pochissimi minuti. Urlò di gioia mentre tutti i suoi compagni gli saltavano addosso festanti. Rich lo stava baciando sulle guance e tratteneva a stento le lacrime. Era abbastanza sgradevole pensando che poco dopo avrebbe baciato Rails. Si staccò e si alzò raccogliendo la sua lucentissima scopa. Tutti i ragazzi della Casa di Grifondoro che erano a vedere la partita gli stavano correndo in contro. Non notò nemmeno che Reils lo guardava mentre Rich la raggiungeva. In Sala Comune ci fu un'altra festa, anche meglio della prima. James aveva preso il boccino tanto in fretta che avevano vinto centosesanta a zero. C'era stato solamente il tempo di una rete per la loro squadra, effettuata da Jhon. Rich gli ripeteva ogni tre secondi che secondo lui erano entrati nella storia come partita più corta di tutti i tempi e si buttò in un lunghissimo monologo di come lui avesse assistito a una partita durata una settimana intera. James si limitava ad annuire e ad aggiungere ogni tanto un "Certo." o un "Ma naturalmente!" e aveva la possibilità di guardare Rails indisturbato. Sembrava imbronciata, con un bicchiere in mano e gli lanciava occhiate frettolose e diventava rossa quando vedeva che James la guardava. Certo che le ragazze sono strane, esclamò James dentro di se mentre Rich parlava di come il portiere di una delle due squadre si era addormentato all'improvviso il terzo giorno e di come avessero dovuto sostituire all'instante. Prima ti dicono che gli fai schifo, poi arrossiscono se le guardi. James sospirò e notò Andy che imitava Krovasky che si guardava intorno perplesso suscitanto molte risate. James andò da lui, felice di avere una scusa per liberarsi di Rich.

    Il mattino l'allegria per la vittoria contro Tassorosso se ne andò mentre osservava amareggiato Rich che entrava nella Sala Grande insieme a Rails. Iniziava a odiare quel ragazzo e temeva il giorno in cui Rich si sarebbe accorto dei suoi sentimenti per la sua ragazza. Ma considerando la devozione che aveva per James, date le sue doti da cercatore, dubitava che se ne sarebbe mai accorto. Sprofondò sconsolato nel suo porrige desiderando di eclissarsi per sempre. "Dai Loony!" esclamò Andy al suo fianco "A volte sei una palla al piede. E poi su col morale, questa sera hai anche le lezioni con Piton!" l'aveva detto per scherzare James lo sapeva ma l'occhiata che gli rifilò fu talmente gelida che Andy si voltò fischiettando. James insieme a Andy fu l'unico a riuscire a trasfigurare un sasso in un pezzo di pane. "Ottimo Potter, anche tu Parker! Dieci punti al Grifondoro." James notò con perfido piacere che Rails era riuscita ad ottenere solo un sacco del colore del pane. "Mi aspettavo di più da lei signorina Rails." lei chinò il capo e rimase in silenzio mentre la professoressa se ne andava. Era molto bella anche quando era triste o rassegnata. James sospirò preparandosi mentalmente per l'uscita verso le serre di Erbologia. Febbraio era ormai a metà e il vento li trafiggeva come dei pugnali affilatissimi. James si infilò il cappello che gli aveva regalato Andy, la sciarpa di Grifondoro e il giaccone pesante. Mentre raggiungevano le serre Andy faceva un incantesimo alla neve affinchè sparisse al loro passaggio. "Incredibile che ci sia ancora tanta neve a metà Febbraio." sbottò Andy. James si strinse nelle spalle "Zitto e scava Mens." Andy calciò un po' di neve addosso a James e si misero a ridere.
    "Serra numero due ragazzi!" urlava la Sprite con tutto il fiato che aveva in corpo, trasandata come sempre. Entrarono infreddoliti e James sentì un vago piacere al collo: li c'era molto più caldo. La Sprite li fece trattare con piante terribili che ti mordevano se solo ti avvicinavi. Sembravano girasoli ma avevano i petali verdi invece di gialli e all'interno c'era una grandissima bocca. Per non parlare delle manine che avevano sulle foglie. James represse un conato di vomito, erano davvero disgustose. "Ecco Loony, se ci vomiti in cima forse riusciremo a metterla calma, tu stendi tutti con un'alitata, figuriamoci se vomiti addirittura." tutti i Grifondoro risero e anche James si mise a ridere. Rails invece era apparentemente intenta ad analizzare la sua pianta. "Oh, senti da che pulpito. Non ti sei mai visto la mattina tu, vero?" nuove risate, James vide Rails accennare un sorriso e l'umore salì alle stelle, nonostante Piton incombesse su di lui come, appunto, un pipistrello gigante. Quando si misero a cena, tuttavia, il suo umore era di nuovo nero. "Evviva... non vedo l'ora di vedere Piton. Mi sto innamorando di lui sai?" Andy annuì gravemente, fingendo di prenderlo sul serio. "Capisco, ha un fascino a dir poco irresistibile. E già che siamo in argomento, io sono innamorato di Vitius. Credo di essere attratto da quelli bassi." James rise bevendo un sorso d'acqua. "Grazie, Mens. Tieni d'occhio lo specchietto, potrei aver bisogno. Poi mi porto il mantello che mi ha dato papà all'inizio dell'anno, quello dell'invisibilità quando uscirò da li. Considerato che Piton non ha intenzione di fare il corretto. E mi porto anche la Mappa."
    "La Mappa del Malandrino?" chiese Andy specchiandosi in uno dei calici di Hogwarts. James annuì stancamente. Poco distante, una ragazza guardava Andy con occhi lucidi e le mani sotto il mento, come sognante ma lui non sembrava volersene accorgere. Era una delle cose che gli piacevano di lui: il suo menefreghismo per qualunque situazione, a meno che non centrasse James o qualcuno di cui gli importava. James sbuffò e si alzò. "Piantala di specchiarti o romperai il calice. Io vado. Buona fortuna a me." Andy si stiracchiò sulla sedia. "Si, buona fortuna Loony. Ricordati la mappa e il mantello!" James annuì e corse fuori dalla sala. Salì le scale di corsa e, una volta nel dormitorio maschile, rovistò nel baule estraendo la mappa (che mise nella tasca destra della veste) e il mantello (che mise nella tasca sinistra). Quando si diresse verso i sotterranei sentì una voce di ragazzo poco distante. "Ti che mi devi rispondere quando ti faccio una domanda e la mia è molto semplice, quindi muoviti a rispondere!" James fece un passo di lato guardando oltre il muro e vide il volto bellissimo di una Rails in versione spaventata. "Senti Dick io non..."
    "Piantala! Stai cercando dei guai... tu non sai chi sono io."
    "E meno male..." James era spuntato da dietro il muro, la bacchetta alla mano. "Sparisci Miller." disse tranquillo. Lui lo guardò irritato, i capelli corti e unti che gli ricadevano sugli occhi "Potter... nessuno ha chiesto il tuo parere." James rise "Senti, non ho voglia di discutere. Vattene, non farmi arrabbiare."
    "Ma chi ti credi di essere eh? Sporco filobabbano, arrogante e presuntuoso che non sei altro. Sei fortunato che il Signore Oscuro sia in fase di riposo o verrebbe qua a darti una bella lezione..."
    "Stupeficium!" esclamò James osservando Miller atterrare cinque o sei metri più indietro. "Non avevo bisogno del tuo aiuto." disse sprezzante Rails. Lui si votò irritato. "Senti, volevo solo darti una mano..."
    "Ti ho detto che..."
    "Cosa? Che non esci con me? Mi sembrava di averlo già capito questo… volevo solo aiutarti perché mi sembravi in difficoltà. Capisco che l’altruismo non è una dote molto apprezzata. Scusa eh?” Lei si guardò intorno per un attimo poi fece un passo verso di lui “Hai ragione.. scusa! Senti… sono stanca… non possiamo essere solo amici io e te?” James la osservò a fondo. Beh, era un passo avanti. “Certo… il tuo ragazzo non si arrabbierà?” lei alzò le spalle noncurante “Considerando che mi parla di te quando siamo insieme… direi di no.” James sorrise compiaciuto. Lui non voleva proprio essere suo amico, ma per cominciare andava bene. “Ora vado, Piton mi aspetta.” Lei spalancò gli occhi, perplessa “Piton?” James annuì gravemente “Si, ci incontriamo spesso di notte. Abbiamo una relazione, non te l’avevo detto?” lei rise e fece tre passi avanti verso James, avvicinandosi parecchio. Lui inclinò la testa di lato, osservandola. Era incredibilmente bella: i capelli le ricadevano leggeri sulle spalle e mandavano un vago odore di rose e gli occhi azzurri entravano nei suoi come neanche quelli di Piton riuscivano a fare. “Ehm… James, senti…” lui rimase immobile, le orecchie tese, speranzoso. La porta dello studio di Piton si spalancò e il professore uscì in corridoio. James e Rails si voltarono verso di lui, entrambi molto vicini, e non’appena di accorsero della posizione che poteva sembrare ambigua, si allontanarono. Piton scrutava James e Rails come se non avesse mai visto un ragazzo e una ragazza vicini. “Dentro, Potter. Sei già in ritardo.” James sorrise amareggiato. Non solo Piton era un bastardo, era anche un guastafeste. James fece l’occhiolino a Rails e sussurrò “Buonanotte, Kirsten…” di solito non la chiamava per nome e questo fece sobbalzare Rails che lo osservò mentre entrava nell’ufficio di Piton. Il professore chiuse la porta dietro di lui. “Da poco qui e già fai il galletto con le più belle del corso?” James fece una smorfia divertita “Beh, devo farlo con le più brutte? Dato che posso permettermi quelle più belle non mi metto certo a fare il galletto con le più brutte no?” odiava comportarsi da arrogante ma era la cosa che più faceva infuriare Piton, quindi James ci sguazzava. Come predetto, Piton si irritò molto. “Non hai idea di come assomigli a James Potter… e ora taci!” ringhiò mentre James apriva la bocca “Tu non l’hai conosciuto, e nemmeno tuo padre l’ha fatto. Tu non sai com’era, io si. Era un arrogante, un presuntuoso, un galletto che si credeva di poter fare ciò che voleva con chi voleva. Credeva che la scuola fosse il suo trono, lui e Sirius Black erano i sovrani e che noi, poveri piccoli studenti, eravamo i suoi sudditi. Oh, ovviamente c’erano anche i loro giullari di corte: Peter Minus e Remus Lupin…”
    “Ora basta.” James ne aveva avuto abbastanza. “Abbiamo una lezione no? Quindi muoviamoci. Non ho voglia di sentirla mentre offende mio nonno o mio padre… o Remus…” Piton non si doveva permettere.
    “Oh, tu credi che tutti i tuoi idoli siano stati dei santi a scuola… dei perfetti gentiluomini confusi tra i pubblico. Ma nessuno di loro lo era… né tuo padre, né tuo nonno, né Sirius Black e né il tuo caro padrino Remus Lupin… erano tutti quanti degli arroganti che si pavoneggiavano attaccando chi non si poteva difendere con vigliaccheria…” James estrasse la bacchetta. “Ora basta…” ripeté, se Piton avesse detto anche solo un’altra parola avrebbe potuto ucciderlo. Lui sorrise ed estrasse la bacchetta a sua volta. “Rivedere te è come rivedere tuo nonno. Siete identici, persino le sopracciglia sono completamente uguali. Gli stessi occhi, lo stesso viso.. gli stessi capelli, ogni piccolo sudicio dettaglio. E qualcosa mi dice che tu, come ogni Potter, non sei diverso… ma è meglio cominciare la lezione no?” aggiunse con un ghigno soddisfatto mentre James aveva uno scatto di rabbia.
    In quella lezione trattarono le maledizioni senza perdono. Piton sottoponeva James alla maledizione Imperius e ogni volta James doveva contrastarla, ma ogni volta falliva miseramente.
    “Alzati, Potter.” Sbottò Piton mentre James si alzava barcollante, le braccia doloranti, la testa che vorticava terribilmente. “Non hai forza di volontà… ti devi concentrare! Fai entrare in ballo la tua coscienza, il tuo cuore. Ce la fai a decidere con la tua testa? Continuerai a sbattere la testa contro il banco finché non riuscirai a resistere. E ora provaci, concentrati.” James raccolse le forze tentando di concentrarsi. Doveva solo decidere se eseguire o no gli ordini di Piton… ma era difficile!
    “Imperio, sbatti la testa contro il banco!” James sentì di nuovo la piacevole, famigliare sensazione che ogni cosa sarebbe andata a posto. Ogni cosa non importava più ora che c’era chi gli diceva cosa fare. Doveva solo sbattere la testa contro il banco, era facile. In fondo, non c’era bisogno di pensare… c’era chi lo faceva per lui. No! Urlò qualcuno dentro di lui, Dai, James… non devi fare tutto quello che ti dicono.. ma a James non importava.. lui voleva solo fare ciò che gli veniva detto. No, tu non lo farai.. tirati su James, tuo nonno l’avrebbe fatto! Lui si sarebbe opposto, così come tutti… qualcosa si svegliò nel petto di James. Non aveva più voglia che qualcuno pensasse per lui. Si bloccò e metà tra la posizione eretta e il banco e si tirò indietro con uno strattone. Sentì un colpo secco alle ginocchia e si afflosciò a terra senza forze. La testa gli pulsava come se avesse colpito comunque contro il banco. Teneva gli occhi chiusi perché era convinto che se gli avesse aperti avrebbe sicuramente vomitato. Sentì dei passi avvicinarsi, aprì gli occhi.. Piton torreggiava su di lui.
    “Alzati…” ringhiò. James ci mise un po’ per obbidire. Le ginocchia aveva subito uno strano colpo e gli facevano un male d’inferno. Piton non gli diede una mano, va bene se non voleva toccarlo ma un incantesimo per farlo stare meglio… “Vai a dormire. Per questa sera basta. E…” aggiunse mentre James barcollava verso l’uscita “Attento a non farti beccare da Gazza o potrei avere un’altra amesia…” James imprecò in silenzio e uscì. Una volta che si fu messo il mantello e ebbe estratto la Mappa del Malandrino, gli fu facile tornare in dormitorio senza farsi beccare.
     
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  9. Koala3
     
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    Piton che guastafeste che sei....Sempre nel posto sbalgliato al momento sbagliato!!!Mah...cmq come sempre compliementi per il cap....Bravissima!!!
     
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  10. lex_ti amo
     
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    Bene happy.gif ci stiamo avvicinando alla fine di questa Fan Fiction... questo capitolo lo troverai altamente sconvolgente ne sono sicura...
    Ho voluto postartelo tutto perchè se no sarei stata troppo crudele...
    Purteoppo, in ogni caso, finisce molto secco.
    Eccolo:

    Capitolo 10

    Aprile si stava avvicinando e così si avvicinava il ventisei, il giorno del suo compleanno, e naturalmente Pasqua. Sarebbero andati a casa sua e quindi avrebbe festeggiato il compleanno li. Meglio che festeggiarlo a scuola, ovviamente. Anche se una dolce cenetta con Rails al lume di candela avrebbe potuto starci volentieri. Ma poi nella sua mente apparve l’immagine di Piton che entrava prepotentemente nel luogo dell’incontro di James e Rails e si univa alla cena. Si, festeggiare in casa è sempre meglio, pensò, spaventato all’idea di cenare con Piton. Lanciò uno sguardo intorno a se. Erano nella Sala Comune di Grifondoro. Rails era seduta poco distante e sonnecchiava osservando il fuoco. Andy, invece era rintanano nel suo mondo del menefreghismo (nel mondo di Mens, come diceva James). In quel periodo Rails e James parlavano molto e forse Rails si stava accorgendo che non era del tutto idiota. Ovviamente lui si eclissava misteriosamente quando si avvicinava Rich ma per il resto stava bene con entrambi (non quando erano insieme).
    Qualche giorno prima della partenza per tornare a casa James incrociò Rails in Sala Comune: lei era una dei pochi che avevano dato il proprio nome per restare a Hogwarts durante le vacanze. "Ehi Rails!" disse James allegro sedendosi accanto a lei con Andy. "Ho sentito che rimani a Hogwarts per le vacanze." lei annuì tristemente. "Si, ho dei problemi a casa... sai non tutti hanno i genitori come i tuoi..." sorrise cercando di fingere che la cosa non le importasse. "Quindi per me è meglio starmene a Hogwarts, credimi, starò molto meglio che a casa..." James rimase perplesso per un po'. "Vieni da me!" esclamò d'un tratto. "Cosa?" chiese Rails. Andy alzò lo sguardo "Cosa?" sembrava più stupito che amareggiato. James sorrise. "Ma si dai... è triste rimanere a Hogwarts durante le feste... siamo sempre in tantissimi a casa dei miei.. che è bella grande..."
    "Non siamo alla Tana? Pensavo fossimo alla Tana.."
    "No, siamo a casa dei miei Mens. Tuo padre te l'ha scritto anche la settimana scorsa." Andy annuì capendo all'improvviso.
    "...dicevo, la mia casa è grande, siamo sempre in tanti! La tua presenza non si noterà nemmeno." lei rimase immobile per un po' poi, James notò felice, ponderò l'idea. "Io... non voglio essere di troppo.."
    "Di troppo in casa Potter?" James si mise a ridere e Andy fece lo stesso dicendo: "Non si è mai di troppo in casa Potter..." Rails sorrise e annuì "Mi piacerebbe..." il viso di James si illuminò. Se c'era stato un vago sentore di tristezza nel periodo precedente, era svanito all'improvviso. Poteva farla vedere a Remus e a suo padre, dopo che gliene aveva tanto parlato. L'avrebbero adorata.
    La mattina della partenza li sarebbe venuti a prendere il nonno e, ovviamente, tutti sapevano già della presenza di Rails e tutti credevano, dato l'entusiasmo con cui James ne aveva parlato, che fosse la sua ragazza. Non appena il nonno la vide, si trattenne a stento dall'abbracciarla e James gliene fu veramente grato. Nonostante quello, non riuscì a impedirgli di tempestarla di domande.
    "Allora, ti trovi bene a Hogwarts signorina....?" lei sorrise e annuì. Era seduta dietro con Andy. "Kirsten. Rails Kirsten. Oh, si signor Weasley. Come si fa a non trovarsi bene a Hogwarts?" allora con chi le pareva era gentile, pensò ghignando James.
    "Bene Kirsten!" esclamò il nonno. "E la tua materia preferita?"
    "Trasfigurazioni signore..."
    "Devi essere una studentessa brillante allora... la materia preferita di James invece è Pozioni. Vero Jay?" James fece una smorfia e non rispose, mentre gli altri ridevano. "E dimmi un po'... da quanto è che tu è James..." mosse leggermente la testa di lato. James alzò la testa e Rails divenne incredibilmente rossa. "Nonno sei impazzito? Io e Rails non stiamo insieme... siamo solo amici!" James non era arrossito. Lui e Andy non si imbarazzavano facilmente. Il nonno si limitò a dire "Come vuoi... allora!" aggiunse guardando l'incrocio. "Dovremmo esserci... ecco!" La casa di James spiccò davanti a loro, sulla cima di una collinetta, bellissima come sempre. "Wow Potter... che bella casa!"
    "Te l'avevo detto no?" James sorrise e scese di corsa dalla macchina. Suo padre era ai piedi dello steccato che li aspettava. "Ehi Harry, ecco i ragazzi... e la ragazza!" urlò in nonno mentre James correva incontro al padre, si stringevano la mano e Harry sussurrava. "Hai gusto Sirius..." James arretrò e scoccò a suo padre un'occhiata di rimprovero. "Niente figuracce, papà. Non cominciare con le tue storie di quando ero bambino e tu e la mamma mi facevate il bagno, okay?" Harry annuì. "Si, non ti preoccupare. Dobbiamo parlare delle lezioni di Piton io e te. Kirsten!" esclamò correndo dalla ragazza che ormai era vicinissima. "Scusa se so il tuo nome ma Sirius mi ha parlato un sacco di te..." lei lo osservò perplessa. "Sirius?" James fece un passo avanti. "Si, è il mio secondo nome. Ma solo mio padre mi chiama così, non farci l'abitudine."
    "Si." rispose Harry compiaciuto. "Quel nome è un privilegio soltanto mio." Rails fece un sorrisetto divertito scoccando un'occhiata a James. "Non c'è problema.. tanto io lo chiamo Potter!" Harry la osservò per un momento, compiaciuto, poi lanciò uno sguardo alla sua destra.. "Ciao Andy. Tutto bene?" Andy annuì mente trascinava dentro le valige pesanti. "Qualcuno mi da una mano, o volete anche decidere la data del matrimonio?"

    Pasqua passò abbastanza in fretta. Il compleanno di James fu pienamente discusso per tutto il giorno. La nonna non faceva che coglierlo di sorpresa per fargli gli auguri. Il che un po' andava bene.. ma non quando lo faceva ogni tre secondi. Suo zio Ron iniziò a pensare che la nonna stava impazzendo, la zia Hermione invece era eccitata e non faceva che correre avanti indietro trascinando Corinne per preparare la festa di James. Ricevette un numero di regali pari a quelli di Natale, e lettera misteriosa fu sostituita da un regalo di Rails. Sua madre non faceva che abbracciarlo e dirgli che stava diventando grande a vista d’occhio.
    Il giorno prima del suo ritorno a scuola suo padre e Remus lo presero da parte in salotto (un giorno in cui tutti dormivano ancora) per discutere degli incontri di Piton. “Allora…” cominciò Remus. “Com’è andata?” Harry si sedette sulla poltrona e osservò il figlio che incominciava a parlare di come Piton lo odiasse, di come si scannavano ogni lezione, di come per poco non avesse provveduto a farlo fuori, di come Piton utilizzava quegli incontri per stregare James a piacimento, gli parlò anche di come si fosse divertito a fargli sbattere più volte la testa contro il banco e, alla fine, in due secondi parlò degli incantesimi che avevano trattato. “Avete già trattato le maledizioni Senza Perdono?” chiese Remus ignorando le continue proteste di James per smettere con quelle lezioni massacranti. “Lo ha già sottoposto all’Imperius…” continuò rivolto a Harry che annuì. “Deve avere capito con chi ha a che fare… durante la prima lezione deve avergli fatto fare qualcosa di leggero, qualche stupidata. Ma si è accorto che il livello magico di Sirius è elevato.” James sbuffò, accigliato.
    “Se il mio livello magico, come dici tu, è così elevato, lasciamo perdere queste stupide lezioni.” Sbottò James spazientito. Nessuno di loro aveva idea di com’era sopportare Piton due sere la settimana. Harry sorrise giovale, osservando il figlio con crescente affetto. “E non guardarmi così, papà. Tu non sai come può essere Piton. Te lo dico io… tremendo. Non fa che menarmela con mio nonno, con te, con Sirius, con te Remus… non fa che dire come sono simile al nonno, che sono arrogante e presuntuoso come tutti i Potter, che mi credo chissà chi. Nemmeno mi conosce! Non è colpa mia se sono nato uguale a mio nonno.” Quello che rimuginava dentro da tempo stava uscendo. “Poi quando sono con lui, finisco per fare il presuntuoso. Anche se non mi piace! Solo per il gusto di farlo infuriare, a volte non riesce nemmeno a guardarmi in faccia. E quel tiro che mi ha fatto, con Gazza! Dai papà, ma ti sembra? È matto, è cinico e lo odio… sono dovuto stare tutta la notte a pulire le fatiche di Gazza probabilmente di… una ventina d’anni. Secondo me non lo ha mai pulito quel cesso. Meno male che Andy mi ha dato una mano… se no te lo dico. Tutto questo per colpa di Piton. Non fa che deridermi, lui se la gode a spadroneggiare su di me. Ed è un mio insegnante se no lo avrei già fatto a pezzi…” respirava affannosamente. Sia Remus che suo padre continuavano a sorridere “Piantatela di sorridere. Io non sorrido quando mi trovo faccia a faccia con quel pipistrello gigante che mi fa sbattere la testa contro il banco!!!” Remus rise e, vedendo James lanciargli uno sguardo di fuoco, si affrettò a tornare serio e disse “James, capiamo che può essere dura la convivenza con Piton…”
    “Oh, voi capite…”
    “Ma anche per lui è dura.” Aggiunse il padre. “Il lato positivo c’è: stai imparando un sacco di cose nuove. Incantesimi che quelli del tuo anno nemmeno sanno che esistono. Arriverai alla fine che ne saprai di più si molti del settimo anno.” James sbuffò di nuovo. Qualunque lato positivo svaniva non’appena pensava alla testa che gli doleva ancora e al vago formicolio alle ginocchia che sentiva quando saliva le scale, memore delle bellissime serate passate in quell’ufficio puzzolente e tetro.
    “Tu padre ha ragione.” Aggiunse Remus mentre James si lasciava cadere sul divano. “E tra l’altro…” continuò il padrino. “Kirsten è proprio una bella ragazza.” James alzò la testa felice che si stesse cambiando argomento. “Vero.” Affermò Harry annuendo verso Remus “Molto bella, e anche intelligente. Carismatica, spiritosa. Sareste una bella coppia, sai?” James rise senza allegria “Si, peccato che mi abbia chiaramente detto che le faccio schifo quando le ho chiesto di uscire con me.” Remus lanciò uno sguardo a Harry e entrambi guardarono James. “Che c’è?” chiese quest’ultimo.
    “Ti confesserò una cosa.” Rispose Remus sedendosi accanto a lui. Il padre, invece, non si mosse. “Tuo nonno James ha chiesto a tua nonna di uscire per parecchi anni, ma lei ripeteva che gli faceva schifo e che non sarebbe mai uscita con uno come James Potter.”
    “Già” annuì Harry, divertito. “Poi si sono sposati e sono nato io, che cosa eh? Succederà anche a te… ne sono certo.” James si alzò dal divano e si stiracchiò. “Speriamo che sia al più presto. Ora raggiungo Mens…”
    “Chi?” chiese Remus. James ridacchiò “Oh, è un soprannome… niente di speciale, ce li siamo dati io e Andy in una situazione molto lugubre. Era poco prima che io andassi a un incontro con Piton, lui mi chiama Loony.”
    “Loony?” chiese Harry stupito alzando lo sguardo su Remus, che sembrava molto perplesso. James annuì. “Si… io perché sono lunatico, come dice lui. E lui perché è un menefreghista… uno che si fa sempre gli affari suoi e non gliene frega niente del mondo che lo circonda. Qual è il problema?” Remus scosse la testa. “Problema? No… nessuno problema. Vai, devi preparare il baule.” James annuì “Appunto.” E uscì dalla stanza. Harry guardò il suo ex professore e si mise a ridere. Remus si afflosciò sul divano. “Sai cosa credo?” chiese, lo sguardo fisso nel vuoto. “Che Ramoso si sia reincarnato e sia di nuovo tra noi…”

    “Che ti succede Potter?” chiese una voce dietro di lui. “Mi sembri deperito.” James si voltò. Era mattina, stava correndo verso l’aula di Trasfigurazione ed era solo. Andy e Rails erano già in classe. Lui era rimasto indietro e gli aveva detto di andare mentre si allacciava una scarpa. “Non ho tempo, Miller. Per essere chiari, per te non avrò mai tempo.” Miller estrasse la bacchetta. “Sei solo un vigliacco Potter. Se non c’è Parker a pararti il culo, scappi come un gatto indifeso.” James estrasse la bacchetta e la puntò contro il ragazzo unticcio che gli stava davanti. “Mi sembra che qualche sera fa, prima delle vacanze, non ci fossero molte persone intorno a me. Eppure sei rimasto schiantato per un bel po’.”
    “Che cosa fai con Piton due sere la settimana. Lui fa un incantesimo alla stanza in modo che sia insonorizzata. Ma tu fai qualcosa di importante, con lui e io voglio saperlo.” James rise “Hai proprio una vita monotona.” Rispose. “Non hai altro da fare che scoprire cosa faccio io? Che pena, Miller. Capisco che la mia vita è molto emozionante e che possa contagiarti ma sei proprio molto triste, sai?” Miller puntò la bacchetta su James urlando “Forunculos!” James alzò la sua e urlò “Protego!” e l’incantesimo tornò a specchio su Miller rendendogli il viso, se possibile, ancora più brutto. Strane pustole comparvero sul viso di Miller, che si contorceva a terra. James rise e si voltò, diretto all’aula di Trasfigurazioni ma qualcosa lo colpì alla schiena scagliandolo a terra. Gemette e ruotò su se stesso. Miller si stava rialzando, la mano sinistra premuta sul viso. “Io ti ammazzo, Potter. Tu e quel tuo talento a Quiddich che ti fa credere di essere superiore a me. Crucio!” un incantesimo dall’energia sorprendete uscì dalla bacchetta di Miller, James ancora immobile a terra. “PROTEGO!” James si voltò. Non era stato lui a urlare, ma Andy che era in piedi dietro di lui. James si alzò, aiutato dall’amico. “Grazie Mens.” Ma Andy osservava Miller con uno sguardo strano, come irato. Non aveva mai visto una rabbia simile nell’amico. Era uscito dal suo mondo per una volta. Si scostò i capelli dagli occhi. Con l’aria dura era ancora più bello. “Expelliarmus!” urlò mentre Miller si avvicinava. La bacchetta del ragazzo fece un cerchio in aria. “Io ci ripenserei la prossima volta prima di attaccare James.” Mosse la bacchetta senza parlare e Miller venne appeso per un piede nel vuoto. Si mise a urlare, una mano sempre premuta sul viso. “Hai usato l’incantesimo Levicorpus, lo adoro.” Andy sorrise e guardò James che faceva rotolare Miller con la bacchetta. Poi, dopo alcuni minuti, lo fecero ricadere a terra. “Dai andiamo Loony. Sono stanco di questo stupito. Sai come potremmo chiamarlo? Greasy…”
    “Si!” esclamò James. “Gli calza a pennello. Ci vediamo Greasy. Io andrei in infermeria.” Risero entrambi e sparirono oltre il corridoio. James si voltò verso Andy “Grazie, Mens. Mi hai salvato la pellaccia.” Andy annuì e guardò pensieroso oltre le sue spalle “Hai visto che incantesimo ha usato vero? Quello che per fortuna ho deviato…” James annuì gravemente, come non vederlo? Per poco non era rimasto maledetto. “Un tiretto del primo anno che sa usare le Maledizioni Senza Perdono?” proseguì Andy. “Tu lo sai perché Piton di da lezioni ma lui non riceve lezioni da nessuno. Sa più cose di magia Oscura di qualunque altro Serpeverde qui dentro.” James annuì e insieme si diressero verso l’aula della professoressa McGranitt. Quando entrarono la McGranitt li guardò con crescente rimprovero. “Mi scusi professoressa sono in ritardo e nel frattempo ho incontrato Parker che tornava dal bagno.” Andy annuì e la McGranitt disse: “Bene. Dieci punti in meno a Grifondoro, e ora sedetevi.”

    Durante la settimana successiva James si accorse che Miller aveva ragione. Sembrava davvero deperito e si sentiva continuamente stanco. Non aveva febbre e in fondo non stava male ma era come se qualcosa si stesse spegnendo dentro di lui. L’ultima partita del Campionato, contro Corvonero si avvicinava e Rich era sempre più agitato per le condizioni fisiche di James, che sembrava sempre più disabilitato.
    “Ma mangi?” gli chiese un pomeriggio agli allenamenti Alicia, preoccupata. “Certo che mangio.” Sbottò James irritato. “Ma non sto morendo… sono solo stanco! È un periodo pesante.”
    Passarono le settimane e alla vigilia della partita James non si sentiva affatto meglio. Ma cosa gli stava succedendo? Anche Andy sembrava preoccupato ma attribuiva il calo a una mancanza di zuccheri e al nervosismo per la partita. Ma James sapeva che c’era qualcosa di più… si sentiva sempre più stanco, a tal punto che quel giorno decise di saltare le lezioni del pomeriggio per dormire un po’. “D’accordo, buona idea. Prenderò gli appunti per entrambi.”
    Una volta nel dormitorio, si addormentò all’istante. Stranamente, dopo molto tempo, rifece il sogno fatto a Natale. La donna con la mascella pronunciata, gli occhi neri e il volto incavato gli parlava… gli diceva che avrebbe ucciso tutte le persone che James amava se non si fosse sacrificato. Tutta la scena si ripeté esattamente come a Natale ma qualcosa cambiò. Questa volta James riuscì a guardare il volto questa volta e riuscì ad ascoltarlo mentre gli parlava.
    “Sono riuscito a fregarti, James Sirius Potter. Ho preso una delle persone più importanti della tua vita. Ho fatto in modo che tu ti stancassi e non’appena abbassavi la guardia… Andrew Parker è prigioniero nella foresta. Se non verrai qui, lui morirà.”
    James si svegliò di scatto, urlando. Sveglio e lucido come non lo era da tempo. Era solo un incubo, sarebbe stato stupido credergli. Si alzò da letto e corse di sotto, attraverso il buco del ritratto. Lanciò un occhiata all’orologio: l’una e venti minuti. A quell’ora stavano ancora pranzando. James raggiunse la Sala Grande e corse lungo la panca di Grifondoro. Andy non si vedeva da nessuna parte. Raggiunse Rails e si chinò per parlarle in un orecchio. “Dov’è Andy?” chiese agitato. Lei lo guardò per un po’ prima di dire. “Oh lui… è andato nel parco o da Hagrid non ho capito. Ha detto che doveva fare una cosa nella foresta… ma non mi ha detto cosa. Però ha detto che sarebbe tornato per… ehi! Dove vai?”
    “Scrivi a mio padre. Digli che sta succedendo qualcosa. Digli che quello per cui ho studiato tutto l’anno è arrivato.” James non aspettò la risposta di Rails. Era schizzato oltre la Sala Grande, diretto verso il parco. Non c’era tempo di avvertire qualcuno e poi chi avrebbe potuto avvertire? Di certo non poteva mettersi a spedire lettere a suo padre o Remus chiedendo aiuto e poi ci avrebbe pensato Rails a metterli al corrente. Se sarebbe morto, poco importava. Lui doveva riuscire a salvare Andy. Avrebbe potuto avvertire Piton, ma era di certo meglio la morte. Non avrebbe avvertito Piton nemmeno se lo avessero obbligato con la bacchetta puntata. Estrasse la sua ed entrò di corsa nella foresta saltando vari rami caduti a terra. Sto arrivando Mens… pensò spaventato James. Ti salverò promesso... James saltò altri ostacoli e si addentrò ancora di più nella foresta. Ma dove diavolo l’avevano portato. Vide molti occhi gialli nei cespugli e dietro gli alberi. La foresta conteneva ogni genere di animale, anche vampiri o Lupi Mannari. Inciampò in qualcosa e cadde, a faccia avanti. Si girò, una specie di cane gli aveva afferrato le gambe. Non era proprio un cane. Aveva il muso da pastore tedesco e il corpo da scimmia ma con i pollici opponibili. James gemette osservando quella strana creatura. In ogni momento Andy sarebbe potuto morire. Gli puntò la bacchetta contro e urlò: “Impedimenta!” quel misto di animale strillò e lo lasciò, scappando oltre i cespugli. James riprese a correre verso il limitare della foresta, la bacchetta pronta. Nel tragitto schivò qualcosa che a primo impatto gli sarebbe sembrato un falco e non si voltò per controllare se lo era davvero. Dopo qualche minuto si sentì afferrare per il colletto della felpa e trascinato indietro. Cadde a terra sulla schiena e roteò su se stesso molto velocemente. Puntò la bacchetta contro un cavallo. No, non è un cavallo. Pensò impaurito. Lo aveva visto a una lezione di Difesa contro le Arti Oscure. Era un centauro. Aveva capelli e occhi neri e sembrava minaccioso. “Cosa ci fai nella nostra foresta, umano?” James si rialzò e abbassò la bacchetta. Da quello che ricordava la professoressa Giller aveva detto i Centauri erano orgogliosi e non accettavano bacchette di umani contro. James cercò di essere il più educato possibile ma il timore di perdere Andy lo rendeva alquanto inquieto. ”Ehm…” disse James, passandosi una mano tra i capelli. “Io non volevo disturbare nessuno. Non sono qua per profetizzare questa come mia foresta… sto cercando di salvare un amico. Sono pronto a dare la vita per farlo quindi per favore, lascia che vada da lui. Poi se vorrai uccidermi tornerò qua, ma non ora!” il centauro lo studiò per un attimo poi si udì un’altra voce. “Non lo abbiamo già visto, Cassandro?” un nuovo centauro comparve al fianco del primo. Oh, fantastico pensò amareggiato James.
    “Cosa intendi?” rispose il primo Cassandro. Il secondo centauro osservò James, come per studiarlo. “Questo ragazzo ci ha aiutati molto tempo fa, trasformato da cervo.” James alzò un sopracciglio. Oltre che orgogliosi, sono anche matti? Non era solito ad andare in giro trasformato da cervo. “Si…” annuì Cassando guardando James. “Hai ragione, ci ha difesi da quel Lupo Mannaro…” Lupo Mannaro? Il cuore di James ebbe un tuffo. Remus…cercò di sembrare distaccato, come se sapesse tutto. “Si… ehm… posso andare? Vi prego…” Cassandro guardò l’amico come se non avesse sentito James e disse: “Ma mi sembrava più grande, Mogorian, e sono passati molti anni.” Mogorian rimase pensieroso per un po. “Deve essere lui… è uguale, gli stessi occhi, gli stessi capelli di quando ha ripreso le sua sembianze.” James si illuminò all’improvviso. Remus era stato molto amico di suo nonno, forse… “Voi state parlando di James Potter?” chiese, in tono gentile nonostante la paura che aveva. I centauri lo guardarono. “Si… forse si chiamava così, James Potter. Sei tu?” James scosse la testa “No. Sono il nipote, mi chiamo James Sirius Potter.”
    “Sirius… come Sirius Black?” James annuì vigorosamente. “Si… i miei nomi mi sono stati dati per quello. James per James Potter e Sirius per Sirius Black. Mio padre è il figlio di James Potter.” Mogorian annuì. “Si… Sirius Black, ricordo anche lui. Era presente quella notte, trasformato da grosso cane nero, con il pelo ispido e anche lui ci ha aiutati.” Grosso cane nero… il suo patrono! Ecco perché suo padre ne era rimasto stupito… e perché Piton aveva dato l’impressione di averlo già visto. “Loro vi hanno aiutato quella notte. Potrete ricambiarli aiutando il nipote di James Potter. Mio padre era il figlioccio di Sirius.” James pensò che era meglio non dire che il Lupo Mannaro che gli aveva dato tanti problemi era il suo padrino. Cassandro annuì osservando James “Si, hai ragione. Puoi andare. Ma non farti più vedere quaggiù.” James sorrise e corse più veloce che poté verso i cancelli della scuola. Quando arrivò al limitare della foresta si arrampicò per vedere oltre. C’era un campo, poi una scarpata e in fondo il lago. Ma dove diavolo era? Poi notò qualcosa, oltre i cancelli. Una figura incappucciata lo osservava ridendo. Una risata maligna, una risata già sentita, in sogno. Era Voldemort, lo riconobbe. Non vedeva il volto e non aveva la stessa voce serpentina del sogno ma aveva la stessa corporatura e non poteva essere la ragazza. “Dov’è Andy?” urlò James, più arrabbiato che spaventato. L’uomo incappucciato sorrise di nuovo. “Vieni pure a prenderlo, se lo rivuoi…” aveva una voce strana, una voce strascicata che gli metteva una certa inquietudine. Ma James non si sarebbe tirato indietro, sarebbe andato fino in fondo. Scavalcò il cancello e atterrò con un tonfo sull’erba illuminata dal sole. Il lago rispecchiava i raggi del sole e sembrava che gli sorridesse, ma James non aveva voglia di sorridere. Puntò la bacchetta contro l’uomo incappucciato. “Non ho paura.” Sibilò. “Dimmi dov’è Andy o farai una brutta fine.” L’uomo rise avvicinandosi di qualche passo. Non aveva ancora scoperto il volto. “Coraggioso come tuo padre, Potter. Che affrontò Lord Voldemort con un coraggio e una tenacia che il Signore Oscuro non aveva previsto. Il suo cuore, la sua capacità di amare acconsentirono a salvarlo. E così, dopo una lunga battaglia, tuo padre distrusse il Signore Oscuro. Io distruggerò te come Harry Potter ha distrutto mio padre…”


    Voglio al più presto un commento!!!!
     
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  11. Koala3
     
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    CITAZIONE
    Bene happy.gif ci stiamo avvicinando alla fine di questa Fan Fiction...

    Di già?!?!?
    CITAZIONE
    questo capitolo lo troverai altamente sconvolgente ne sono sicura...

    Si hai pienamente ragione anche se è bellissimoooooo!!!!Compliemnti!!!!
    CITAZIONE
    Ho voluto postartelo tutto perchè se no sarei stata troppo crudele...

    Hai fatto benissimooooo altrimenti nn so di cosa ero capace!!!!
    CITAZIONE
    Purteoppo, in ogni caso, finisce molto secco.

    Si.....forse anche troppo...sopratutto la rivelazione.........

    Continuaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!!!
     
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  12. lex_ti amo
     
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    Ok.. happy.gif eccoti un altro capitolo... non è l'ultimo... ma ci stiamo avvicinando.. tongue.gif
    Ora avrai tutte le spiegazioni sulla rivelazione del ragazzo.. don't worry!

    Capitolo 11

    James impiegò qualche minuto per assorbire la notizia. Quella figura si levò il cappuccio, al di sotto c’era un ragazzo molto bello e affascinante. Aveva occhi e capelli neri più lunghi di quelli di quelli di James. Aveva il volto pallido e leggermente incavato. Una bellezza che nemmeno Andy raggiungeva. Quel ragazzo… era il figlio di Voldemort? James lo osservò per un momento, ricordando il sogno fatto poco prima e a Natale. Voldemort aveva il volto serpentino, gli occhi rossi e iniettati di sangue, le narici ridotte a due fessure, le mani magre dalle lunghe dita sottili. Come poteva quel ragazzo tanto bello essere figlio di quel mostro?
    “Mi chiamo Salazar Riddle. Ma ti racconterò meglio la mia storia lontano da qua.” Si sentì un sonoro crac e il ragazzo apparve accanto a James, che sobbalzò. Strinse la mano sinistra sul polso destro di James e ci fu un altro crac. James avvertì una sensazione altamente spiacevole. Si sentì come infilare in uno stretto tubo di gomma. Le orecchie si strinsero e sentì gli occhi spingersi dentro la sua testa. Poi, come era cominciato, tutto finì. James sentì un colpo secco dietro la schiena e atterrò ansante in una stanza buia. Si alzò e si guardò intorno alla ricerca di quel ragazzo. C'erano alcune torce spente appese alle pareti, la stanza era in pietra e sembrava incredibilmente umida. Si respirava un aria strana, come... viziata. Ripensò a sua madre quando gli urlava che nella sua stanza c'era un'aria viziata, e gli intimava di aprire le finestre. Ora avrebbe dato qualunque cosa per vedere il volto di sua madre che glielo diceva. Avrebbe dato qualunque cosa per sentire la voce si suo padre che rideva mentre si allenavano a Quiddich o mentre Andy cadeva dalla scopa, disarcionato da un bolide di suo zio Fred. In quel momento avrebbe dato una gamba per guardare il viso di Rails che lo mandava a quel paese, o Andy che si specchiava in uno dei calici di Hogwarts.
    “Eccoti finalmente…” sussurrò il ragazzo da dietro la schiena di James che si voltò di scatto. Lui era li, che lo guardava con espressione dura, decisa. James strinse la bacchetta più forte che poté. Forse in quel momento anche l’arrivo di Piton sarebbe stato gradito. Quel ragazzo aveva qualcosa di potente, qualcosa di micidiale. “Ma non ti ucciderò subito, puoi smettere di tremare.” Scoppiò in una risata che fece infuriare James. Se doveva morire, non sarebbe morto tremando. “Perché? Qual è il problema? Hai paura che io ti faccia a pezzi come mio padre a fatto a pezzi il tuo?” Il ragazzo fece un gesto improvviso della bacchetta ma James era pronto, Piton era servito a qualcosa dopotutto. Urlò: “Protego!” e l’incantesimo tornò al suo creatore. Riddle lo cacciò con un gesto del polso ma osservò James con sguardo differente. “Non sei un bambino sprovveduto, sai quello che fai. Vero, Potter?” James sorrise, spavaldo. “Allora…” cercò di prendere tempo. “Non mi risulta che Voldemort avesse figli.”
    “Oh, non risulta a nessuno perché nessuno sa della mia esistenza. A parte te ovviamente, ma dato che tu questa notte morirai…” rise di nuovo. “Vedi… nemmeno io sapevo chi era mio padre fino al mio quattordicesimo compleanno. Ho l’età di tuo padre, per la verità.” James lo osservò e convenne che doveva avere ragione. James era nato quando suo padre aveva venti anni. Quel ragazzo aveva trentun anni.
    “Sono nato l’anno in cui è nato tuo padre e l’anno della caduta del mio. Mia madre era una strega purosangue, che mio padre usò per farmi nascere ma lei morì dandomi alla luce. Avevo solo un anno quando mio padre cadde e io rimasi indifeso, senza nessuno nella casa dove si prendeva cura di me. Nessuno dei suoi mangiamorte sapeva della mia esistenza, ero un’arma troppo potente per essere mostrato. Per mia fortuna, una vecchia babbana mi trovò e mi elesse a suo figlio, dandomi il suo sporco nome. Quando compii undici anni lei scoprì la mia natura: ero un mago naturalmente. Lo accettò e mi mandò a Hogwarts dove io crebbi a Serpeverde come figlio di babbani, come sporco mezzosangue.
    “Ma le cose presto sarebbero cambiate. Io non appartenevo a quel mondo e riuscivo a rendermene conto anche a undici anni. Ovviamente venni istruito a temere Lord Voldemort come tutti nella comunità magica ma in fondo, nel mio cuore, io ero d’accordo con lui. Sapevo che solo alcuni maghi avevano il diritto di esistere e dentro di me sapevo di dover essere tra loro. A tredici anni la mia madre improvvisata mi rivelò che non ero figlio suo ma che mi aveva trovato in una grande casa, che piangevo disperato. Non hai idea di com’ero contento… io non ero un mezzosangue, non avrei mai potuto esserlo.” James lo ascoltava come rapito, senza perdersi una sillaba.
    “Non ci misi molto a scoprire le mie origini. Osservavo Harry Potter, crescere, nel mio stesso anno. Il ragazzo sopravvissuto… il ragazzo che aveva fatto cadere Lord Voldemort. Non so perché ma lo odiavo con tutto me stesso, come se avesse fatto un torto a me. Mi dichiaravo suo sostenitore nella Sala Comune, affermando con assoluta felicità che non ero figlio di babbani, ma ero stato adottato. Pochi si univano a me a proclamare le lodi di un Signore ormai morto e sconfitto, con Silente e Harry Potter in giro… poi tornò. Lord Voldemort tornò quando io ero al mio quarto anno, sempre più convinto di essere fuori posto, sbagliato per quel posto. Richiamò i suoi Mangiamorte e tentò di uccidere Harry Potter. Purtroppo, il ragazzo gli sfuggì di nuovo, tornando indietro dal cimitero in cui l’aveva portato.
    “Se quel ragazzo affermava di aver visto mio padre tornare, io gli credevo. Anche Silente lo disse al banchetto della sera, mentre Potter era in infermeria. Il mio cuore accelerò di parecchi battiti mentre ascoltavo. Il Signore Oscuro era davvero tornato? Il mio desiderio di unirmi a lui era grandissimo, nemmeno immagini. Poi, alcuni giorni dopo la vecchia babbana mi ritirò da Hogwarts, affermando di essere spaventata per il ritorno di Voldemort e che volesse tenermi più vicino a se. Ma com’era possibile? Lasciai Hogwarts alquanto perplesso. Non poteva essere spaventata da Voldemort, non sapeva nemmeno chi era. Di certo io non gliel’avevo raccontato. E scoprii come mai mi aveva ritirato da scuola. Al mio arrivo a casa ebbi una piacevole sorpresa. Mio padre mi aspettava, più forte e potente che mai. Aveva sottoposto mia madre alla maledizione imperius e l’aveva costretta a ritirarmi da scuola. Le fece un incantesimo di memoria, in modo che dimenticasse della mia esistenza e mi portò via.
    “Ero contento come non lo ero mai stato. Non sarei più tornato a quella scuola per mezzosangue e filobabbani. Io ero destinato a grandi cose. Mi tenne nascosto a tutti, anche al suo mangiamorte più fedele che poi scoprì faceva il doppio gioco, ucciderò anche lui, dopo di te. Nessuno sapeva della mia esistenza e nel frattempo lui mi educò a diventare il più grande mago esistente. A scuola ero uno studente brillante ma li ebbi la possibilità di esercitarmi davvero nelle arti oscure. Ebbi la possibilità di diventare grande, osservando l’abilità di mio padre. Ero la cosa più importante per lui. Il suo piano perfetto in caso Harry Potter fosse riuscito a finirlo. Gli scappò parecchie volte ma alla fine si trovarono faccia a faccia. Io avevo diciotto anni quando successe. Mio padre mi tenne lontano quando seppe che Harry Potter lo stava per scovare. Io lo avrei aiutato a sconfiggerlo… dopo di lui ero il più potente mago esistente ma mi tenne lontano, dicendo che non ero pronto.”
    Riddle fece un passo verso James, che strinse la bacchetta più forte, attento.
    “Naturalmente sai cos’è successo poi. Tuo padre riuscì a battere Lord Voldemort grazie alla pura fortuna, grazie alla sua capacità di amare. Beh, ammetto che mio padre abbia sottovalutato questa che poteva essere un’arma letale ed è stata la sua rovina. Ma ora io sono più potente di quanto lui sia mai stato e sono qua per rimediare ai suoi errori e per vendicarlo. Lui non mi considerava un suo seguace, io ero suo figlio. Quando sbagliavo, non mi puniva come faceva con i suoi mangiamorte, quando lo deludevo non mi faceva capire che non avrebbe dovuto esserci una seconda volta. non mi ha mai punito, non ha mai alzato la bacchetta con me. Io sono suo figlio… qualcosa che i suoi sostenitori, anche quello che avrebbe potuto definirsi il suo più fedele seguace, non avrebbero mai potuto essere. Io sono colui che ti ucciderà. Ho capito dagli errori di mio padre che il modo migliore per attaccare una persona come Harry Potter non era uno scontro diretto. Ho capito che avrei dovuto colpirlo al cuore. E così sto per fare. Uccidendo te, lo distruggerò come nemmeno immagini.” Riddle alzò la bacchetta, il volto incurvato in un sorriso maligno e James alzò la sua. Le bacchetta si scontrarono e ci fu un’esplosione. James fu scagliato indietro e sbatté contro il muro. In cuor suo sapeva quella notte sarebbe finito tutto. Non poteva contrastare un mago di quella portata. Dopotutto, per quanto fosse maturo, aveva solo undici anni. Puntò la bacchetta contro Riddle e urlò: “Stupeficium” forse, tra il fumo non l’avrebbe visto, ma si sentì uno schioccò e l’incantesimo andò a sbattere contro la parete facendo saltare alcuni mattoni. James si spostò di lato cercando di vederlo. Cercava di muoversi il più velocemente possibile, sapeva che Riddle poteva fare incantesimi non verbali e lui li avrebbe trattati con Piton solo la settimana prossima. In quel momento desiderava più di qualunque altra cosa che di aver visto Piton prima, per quella lezione. Vide un lampo di luce verde passargli accanto all’orecchio. Qualcosa che fece ondeggiare pericolosamente i suoi capelli neri. James si bloccò, osservando il fumo che svaniva. Riddle era in piedi, di fronte a lui e sorrideva.
    “Ti diverti Potter? Io si, molto. Sei forte ma hai solo undici anni… non puoi vincere.” James respirava affannosamente. Stava per morire e non aveva salutato sua madre, non aveva detto addio a Remus o detto a Rails quanto l’amava. Chissà dov’era Andy… James sperò che fosse salvo, al sicuro. Sperò con tutto se stesso che stesse bene e che fosse al castello con Rails a chiedersi dov’era andato James. In quel momento il suo più grande desiderio era che il suo migliore amico fosse al sicuro e che lui fosse stato attirato li con una scusa. Puntò la bacchetta contro Riddle,come diavolo aveva fatto suo padre a sconfiggere Voldemort? L’amore… quel ragazzo aveva detto che era bastato l’amore… ma come poteva bastare l’amore? James aveva paura… paura di non poter rivedere sua madre, il suo sorriso e i suoi occhi azzurri a volte incredibilmente severi. Aveva paura di non aver più l’occasione di giocare a Quiddich con suo padre e i suoi zii, aveva paura di non poter più andare con Remus a cercare gli unicorni nel bosco di fronte alla sua casa. Riddle alzò la bacchetta e la puntò contro James che non aveva più il coraggio di fare niente e, mentre un getto di luce verde gli arrivava contro, l’unica cosa a cui riuscì a pensare fu di lanciarsi di lato per schivarlo. Il getto colpì il muro dietro di lui e le macerie gli ricaddero addosso, ferendolo gravemente al braccio sinistro. James gemette mentre gli occhi gli si appannavano dal dolore. Strisciò lontano dal muro crollato e si osservò il braccio: era rotto e un taglio profondo spuntava al centro. Non aveva idea di dove fosse la sua bacchetta, lanciò uno sguardo verso Riddle che avanzava inesorabile, deciso. Arretrò, sempre seduto a terra e la sua schiena urtò quella che doveva essere la bacchetta. La afferrò con la mano destra e vide qualcosa che gli illuminò il volto. Forse c’era una speranza. Un tunnel spuntava alle spalle di Riddle. James puntò il suo viso contro quello bellissimo di Riddle. Alzò di scatto la bacchetta e urlò : “Impedimenta!” forse Riddle non se l’aspettava, forse decide si stare al gioco; fatto sta che venne scagliato a vari metri all’indietro, battendo contro il muro. James si alzò, il braccio penzolante al fianco e corse verso il tunnel. Sentì un’esplosione sopra di lui ma non si voltò. Continuò a correre finché non vide un bivio. Prese a destra, sembravano le segrete di un castello. Purtroppo quella doveva essere la strada sbagliata perché si trovò davanti delle sbarre di metallo. Non riusciva a vedere oltre: era completamente buio. E ora? James si voltò, immobile. Riddle sarebbe arrivato da un momento all’altro e l’avrebbe ucciso. Guardò nuovamente le grate accorgendosi di una cosa: lui non aveva nulla da perdere… era praticamente morto e doveva tentare l’impossibile. Puntò la bacchetta verso le grate arretrando un po’ e urlò “Reducto!” le grate esplosero scagliandolo indietro, contro il muro e ferendogli il viso. James sentì qualcosa colpirgli il labbro e aprirgli un taglio profondo. Si alzò a fatica, utilizzando il braccio sano e barcollò oltre l’apertura da lui creata. Era una nuova stanza di quella sottospecie di castello! James si afflosciò a terra, amareggiato. Era un labirinto e a quella stanza non c’era uscita. Non aveva più risorse, quella volta era davvero finita. Sentì dei passi entrare nella stanza. Alzò lo sguardo e vide Riddle entrare, sorridente.
    “Sei tenace.” Disse guardandolo. “Lo sapevo che lo saresti stato… ma sei solo un moccioso, non hai potere magico. La tua unica arma è il tuo cuore… ma non sai sfruttarlo e anche se lo sapessi, non lo faresti mai. Sei puro di spirito, puro come nemmeno immagini. Ucciderti mi darà un’enorme potenza.” Rise e puntò la bacchetta contro James che non aveva intenzione di mollare. Alzò la sua. Aveva un labbro e un braccio rotto. Una scheggia di ferro gli si era piantata nella gamba e si sentiva sempre più stanco. Le forze lo stavano abbandonando… Non poteva morire… sua madre non l’avrebbe sopportato. Non poteva dargli quel dispiacere. Mentre Riddle urlava “Avada Kedavra!” lui urlò: “Protego!” e dalla sua bacchetta uscì un lampo di luce blu… di solito quell’incantesimo non emanava luce blu. Gli incantesimi si scontrarono di nuovo, esplodendo come prima. Ma questa volta fu diverso. Un’aura blu si espanse dalle bacchette. James sentì un’energia devastante colpirlo in pieno e cadde all’indietro. Era qualcosa di strano e lo stava invadendo in pieno, entrando nei suoi vestiti sporchi di fango e sangue, passando per i suoi capelli. La sentì entrare nel naso, nelle orecchie, nelle ferite che aveva sparse per tutto il corpo. Dentro di se, però, sapeva che non era oscura. Quell’energia era pura, limpida, piena d’amore. Gli invase il corpo come avrebbe potuto fare una ventata gelida, come avrebbe potuto fare l’aria che gli sbatteva sul viso quando giocava a Quiddich. James rimase a terra, mentre la stanza si riempiva di quell’energia. Le macerie dell’entrata creata da James si stavano stranamente illuminando di azzurro. Voleva urlare, ma non ci riusciva; non aveva più nemmeno un filo di energia, non aveva nemmeno un solo fiato in corpo. Era pronto a morire, dopotutto. Quando quell’aura si fosse spenta avrebbe visto nuovamente Riddle avanzare verso di lui, per un ultima volta. Però quell’energia non si spense, rimase li, a espandersi e a pulsare, illuminando tutto, rendendogli impossibile vedere dove si trovava il suo nemico. Sperava che ciò che stava succedendo fosse per distruggerlo, sperava di non doverla vedere svanire. Voleva rimanere disteso li, in mezzo a quella luce ad attendere una fine che forse non sarebbe mai venuta. James non sapeva cosa si provava quando si morisse ma quello che provò lui fu eccezionale. Andava al di la delle emozioni che provava con il Quiddich, andava al di la di qualunque altra cosa… si sentiva come se stesse nascendo e come se stesse morendo allo stesso tempo. Non era una sensazione piacevole ma non era nemmeno dolorosa. Le ferite non gli bruciavano più, non le sentiva più pulsare dolorosamente come prima. Era come se il suo corpo si stesse lentamente staccando. Sentì Riddle urlare, poco distante da lui poi perse i sensi, sfinito.
     
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  13. Koala3
     
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    Povero il mio James.......Poverinooooooooo!!!!!
    Che bello il capitolo!!!!Bravissima....ora ho capito una cosa: è la vita di Harry (una spcie)vissuta dal figlio.Harry contro Voldemort e James(suo figlio) contro il figlio do Voldemort...

    Bella.....Bella....Bella.....Continuaaaaaaaaaaaaaa!!!
     
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    Studente Quinto Anno

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    per favore posta il resto.
     
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  15. TomteNadia
     
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    per favoreeeeeeeeee...è bellissimaaaa!

    pleaseeeeeeee biggrin.gif biggrin.gif biggrin.gif

    voglio sapere come prosegue
     
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